Stazione Termini, cappella in balia degli sbandati: ora ci pensano i Templari
«Siamo costretti a chiudere la chiesa quando non è possibile la sorveglianza a causa del degrado e del comportamento irrispettoso del luogo sacro», da parte di alcuni sbandati e senzatetto. «Io da solo non ce la faccio. Ho bisogno di volontari». Questo l’appello lanciato da don Mimmo Monteforte attraverso Il Tempo, che ha raccontato la battaglia che ogni giorno deve affrontare affinché la cappella all’interno della stazione Termini non sia un luogo di atti sacrileghi - come la presenza di urina nell’acquasantiera e di feci agli angoli - ma di comunione e preghiera. La notizia ha creato scalpore, tanto che molte parrocchie e fedeli hanno subito scritto al cappellano mostrandogli vicinanza e solidarietà. L’associazione "Templari Oggi APS", però, non si è limitata alle parole, ma ha offerto il suo aiuto concreto.
Il lato oscuro di Halloween, la battaglia dei Templari che nella notte pregheranno per scacciare il Male
«Uno degli intenti principali della nostra associazione è di essere ovunque serva un supporto concreto alla Chiesa», spiega Daniele Borderi, ora responsabile del servizio nella cappella "ferroviaria", spiegando la scelta di stabilire un presidio fisso nella chiesetta. I Templari garantiranno una copertura sette giorni su sette, con una presenza attiva dal mattino alla sera (indicativamente dalle 7:30 alle 19:30), coprendo così le fasce orarie critiche dei pendolari. L’azione ha avuto un impatto pratico immediato sulla sicurezza: anche il personale di vigilanza e le Forze dell’Ordine della stazione hanno visto di buon occhio questo "rinforzo" spirituale e fisico, che ha favorito un clima di maggiore serenità in un luogo di transito aperto a tutti.
Non si tratta di un evento temporaneo, ma di una vocazione al servizio a lungo termine. «Non ci siamo dati un tempo», conclude Borderi. «Noi lo facciamo e lo abbiamo sposato per la vita. Fino a che non ci diranno che il nostro servizio non serve più, saremo qui a disposizione».
Borderi ci tiene a ricordare che i Templari, nella Capitale, prestano già servizio in diverse basiliche papali, come San Giovanni in Laterano e San Paolo fuori le mura, in supporto al Vaticano in occasione dell’anno Giubilare. L’iniziativa è stata accolta con gioia dal sacerdote della cappella e ha subito mostrato i suoi frutti. Don Mimmo ha voluto comunque fare chiarezza sulla reale natura del luogo di culto e sull’allarmismo mediatico generato dagli articoli: «L’impatto della stampa ha avuto i suoi pro e contro. Ci tengo a precisare che questa non è una chiesa insicura o degradata: le Forze dell’Ordine fanno un ottimo lavoro, ma è chiaro che, dopo questi accadimenti, c’è un’attenzione maggiore. I Templari sono una presenza positiva e rassicurante, sia per i fedeli che per noi; sicuramente il loro aiuto sarà fondamentale per tenere la chiesa aperta e sicura, insieme alle Forze dell’Ordine».
«Questo è un luogo di culto per molte comunità», conclude Don Mimmo. «Abbiamo gruppi di universitari e giovani missionari che si ritrovano qui, così come la Comunità di Sant’Egidio. Dopo il Covid abbiamo perso molti volontari: avere oggi i Templari che ci aiutano a mantenere aperta la chiesa ci permette di stare tranquilli». E magari a non dover assistere, come accaduto alla collega cronista de Il Tempo entrando nella cappella, di ritrovarsi davanti un clochard con i pantaloni abbassati e le parti intime in bella mostra. Oppure di poter bagnarsi le mani nell’acquasantiera senza rischiare di trovare altri liquidi.
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