Porta Maggiore si sgretola. Cittadini raccolgono i pezzi e creano aiuole
A Roma piovono pietre, letteralmente. Tutti i giorni e senza soluzione di continuità, gli antichi acquedotti romani e le Mura Aureliane da anni perdono pezzi: l’ultimo distacco è avvenuto appena ieri a Porta Maggiore, dove una pesante porzione di muro si è staccata cadendo rovinosamente a terra. Fortunatamente il grosso «sasso» non ha colpito persone né automobili, ma di rovinosi incidenti ne sono successi in passato e, di questo passo, ne succederanno anche in futuro.
Impossibile qui analizzare nel dettaglio le numerose cause che stanno portando gli antichi muri della Capitale a sgretolarsi giorno dopo giorno; di certo, tra le principali c’è l’incuria cui sono soggetti – tra mancati consolidamenti, arbusti e piante di capperi che ne minano la stabilità e atti di vandalismo – e più banalmente la lenta, incessante e inevitabile usura che il tempo fatalmente riserva a tutto ciò che è antico. A dire la verità, grazie ai fondi Pnrr destinati al progetto Caput Mundi alcuni tratti delle Mura Aureliane sono in fase di restauro. Peccato però che, come prevedibile, tali restauri siano selettivi: non tutte le Mura ne beneficeranno e tra quelli esclusi c’è anche il tratto di Porta Maggiore, nonostante sia uno dei siti d’interesse archeologico, storico e artistico più importanti di Roma.
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Il che, a ben guardare, è un paradosso non da poco, dal momento che altri luoghi nelle immediate vicinanze saranno invece interessati da impegnativi lavori di restauro, tra cui la Basilica sotterranea che riposa proprio sotto la grande Porta e svariati ipogei siti nella stessa area. Ci sono però cittadini che non hanno alcuna intenzione di arrendersi al disfacimento e all’abbandono in cui versano molti, troppi luoghi della Capitale. Tra questi, c’è un comitato di volontari formato da cittadini del quartiere che ha deciso di «adottare» il piccolo parco di via Statilia, bellissimo frammento di verde situato a poche decine di metri proprio da Porta Maggiore, da anni abbandonato a se stesso e divenuto luogo di bivacco e degrado.
All’interno del parco svetta una parte dell’Acquedotto di Nerone – grazie al quale l’imperatore alimentava il lago e il ninfeo della sua Domus Aurea – che nemmeno a dirlo, perde pezzi a più non posso. Ad alcuni membri del comitato, però, è venuta in mente un’idea brillante attraverso la quale sono riusciti a trasformare il disfacimento in opportunità, facendo di necessità virtù: dopo averle raccolte una ad una, hanno infatti riutilizzato tutte le porzioni di Acquedotto distaccatesi nel tempo per costruire delle graziose aiuole.
«Quando abbiamo deciso di adottare questo parco, per liberarlo dal degrado che lo opprimeva – ha raccontato Leonardo Ambrosini, coordinatore del comitato – ci siamo accorti che a terra, tra i rifiuti, le siringhe e i resti dei bivacchi notturni, c’erano moltissime pietre staccatesi dall’Acquedotto: così abbiamo pensato di riutilizzarle, per ridare dignità al parco».
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I volontari da circa un anno si prendono cura dell’area in ogni suo aspetto: dalla piantumazione di piante e fiori alla raccolta dell’immondizia, fino all’irrigazione delle zone verdi. Il tutto a proprie spese e autofinanziato: «Abbiamo comprato i bidoni – ha proseguito Ambrosini – che ci curiamodi svuotare due volte a settimana e, grazie anche al sostegno e alla disponibilità del Municipio,abbiamo ripiantato piante e fiori là dove fino a qualche mese fa c’erano solo siringhe, bottiglie di birra e immondizia di ogni genere». Insomma, un esempio virtuoso di cittadinanza attiva che si ribella al degrado e, in qualche modo e per quel che si può, anche all’inesorabile scorrere del tempo.
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