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Roma, rivoluzione immobiliare con l'aiutino ai soliti noti. I timori sugli abusivi

Martina Zanchi
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È un patrimonio immobiliare sconfinato, quello di Roma Capitale, di cui il Comune sa ancora ben poco: chi lo utilizzi, a quale titolo, se stia o meno pagando un corrispettivo all’amministrazione. Lo dimostra la pressocché totale mancanza di informazioni (a eccezione dei dati catastali) nelle schede pubblicate sul portale online «Atlante», presentato un anno e mezzo fa, che dovrebbe garantire trasparenza e aggiornamenti tempestivi. Un esempio è il «dente cariato» di via Giolitti, l’edificio a fianco alla stazione Termini dove negozi alimentari etnici, fast food e appartamenti si alternano a vecchie insegne e saracinesche abbassate. Non è indicata neanche la struttura responsabile della gestione. Alcune delle case comunali di via del Colosseo, invece, sono disabitate da anni nonostante una posizione e un valore invidiabile. Tutti questi spazi fanno parte del patrimonio «disponibile» di Roma Capitale (sul portale sono censiti 299 immobili, numero probabilmente sottostimato) che potrebbero essere affittati o venduti e che ora sono al centro di una proposta di regolamento illustrata lunedì in commissione Statuto.

 

 

Pur sapendo poco di questi edifici, quindi, il Campidoglio sta decidendo come assegnarli - e spunta l’«aiutino» ai soliti noti, morosi oppure occupanti abusivi su cui pende lo sgombero - ma soprattutto come «trasformarli» da disponibili a indisponibili. Ovvero la categoria per cui, ad esempio, ad associazioni ed enti senza scopo di lucro viene riconosciuto uno sconto dell’80% sul canone. E ancora, si legge che questi locali potranno essere destinati a edilizia residenziale pubblica, quindi case popolari, o a una sorta di housing sociale. Per farlo basterà una delibera di giunta, ma all’articolo 10 si mettono i puntini sulle «i»: se gli edifici sono di pregio o in zone centrali potranno essere affittati, e ovviamente, venduti, a canone di mercato. Sembra la conclusione del lavoro iniziato nel 2015 dal sindaco Ignazio Marino e dall’Assemblea capitolina, che approvò l’elenco degli immobili da alienare, ma l’iter si è arenato prima con lo scandalo «Affittopoli», sollevato da Il Tempo, e poi con la fine anticipata della consiliatura. Marino, come noto, venne rimandato a casa dal Pd con una firma dal notaio. Ora Gualtieri ci riprova, e si vedrà con i primi bandi se il regolamento servirà davvero a valorizzare beni pubblici (di cui però si dovrebbe conoscere qualcosa in più dei meri dati catastali) o se finirà solo per accontentare centri sociali e simili, in cerca di legittimazione. È la preoccupazione espressa dal capogruppo capitolino della Lega, Fabrizio Santori, che invita il sindaco a non guardare «al patrimonio solo per inventare un modo di far spazio all’ennesima sanatoria per occupanti abusivi». Ma ecco, in sommi capi, cosa prevede il nuovo regolamento.

 

 

LA «GERARCHIA» - La delibera - ha spiegato in commissione Carlo Mazzei, dello staff dell’assessorato al Patrimonio - stabilisce un «piano gerarchico chiaro» sulle funzioni attribuite agli immobili comunali. Si prevede quindi «la prevalenza dell’utilizzo sociale» e solo «qualora non fosse possibile, o non razionale dal punto di vista economico o tecnico, l’idea è di arrivare alla locazione». In via «residuale» si potrà pensare alla vendita.

TRASFORMAZIONE - Ma la vera novità è la possibilità di cambiare la natura dei locali, da disponibili a indisponibili. Potranno farne richiesta i Municipi; il dipartimento Patrimonio (che valuterà «bisogni di pubblico interesse», anche relativi alla necessità di case popolari o esigenze istituzionali) oppure soggetti terzi, che dovranno presentare un progetto apposito. A decidere sarà la giunta, sentita la commissione competente, tranne nel caso in cui l’immobile in questione fosse stato già inserito nel Piano delle alienazioni e valorizzazioni. A quel punto servirà il via libera dell’Aula.

AFFITTI - Sarà sempre la giunta a decidere quali immobili «a uso abitativo» potranno essere affittati a canone concordato. Significa poter avere uno sconto fino al 50%, con Isee fino a 15 mila euro, e l’assegnazione avverrà tramite bandi in cui potranno essere attribuiti punteggi specifici. Oltre agli studenti fuori sede, alle vittime di violenza e alle giovani coppie, tra le categorie agevolate sono stati inseriti ancora una volta «soggetti sottoposti a provvedimenti esecutivi di rilascio di un’abitazione per cause diverse dalla morosità». Ad esempio, se quell’alloggio l’inquilino lo ha occupato abusivamente. Sempre tramite bando, ma con la richiesta dell’affitto più alto, verranno assegnati gli alloggi di pregio e in zone centrali sulla base di una lista stilata dalla giunta.

 

 

LOCALI COMMERCIALI - Procedura pubblica anche per l’affitto commerciale: si andrà all’asta per massimo due volte e, se il tentativo non andrà a buon fine, il Comune potrà ricorrere a trattative dirette. Trattamento speciale per gli immobili che ricadono in zone da riqualificare: nell’ottica di favorire lo sviluppo del territorio, il canone annuo potrà essere abbattuto del 50%. Previsto in ogni caso il diritto di prelazione.

E CHI NON HA CONTRATTO? - A chi vive in una casa del Comune senza titolo, Roma Capitale lancia un salvagente: si potrà infatti ottenere un nuovo contratto a canone concordato, ma solo se in precedenza ne esisteva uno, magari non rinnovato. Si dovrà anche dimostrare di essere in regola con i pagamenti e, se morosi, saldare subito il dovuto o stipulare un piano di rientro. Buone intenzioni a cui, si spera, seguano i fatti.

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