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Expo, Gualtieri la vede brutta: "No ai petrodollari"

Susanna Novelli
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Una manciata di giorni ancora per scoprire se il sogno Expo 2030 sarà realtà. L’ottimismo, dice il sindaco Roberto Gualtieri «è quello della volontà». Il clima infatti non è favorevole a una vittoria della Città eterna sulla rivale Riad e la cena di martedì sera a Parigi, l’ultimo incontro prima del voto finale del 28 novembre, deve averlo confermato al primo cittadino. Durissime le sue parole al Festival del Domani «L’Europa di Domani». «Penso abbiamo fatto il massimo che potevamo. Ho dato il mio contributo come sindaco ma tutti si sono impegnati, ora bisogna vedere se tutto questo lavoro porterà i voti. Sei paesi ritengono che tutti i grandi eventi internazionali, dai mondiali alle Olimpiadi agli Expo, ormai devono andare tutti nel Golfo perché sono comprati con i petrodollari e si fanno lì perché si hanno più soldisostiene il primo cittadino dobbiamo accettarlo. È una scelta, ma noi diciamo al mondo: occhio!». Nelle parole di Gualtieri, quanto già serpeggia nei corridoi da tempo. Vero o falso che sia l’entusiasmo intorno alla candidatura di Roma è andato scemando dall’estate in poi, nonostante l’impegno di tutte le istituzioni pubbliche e private.

Proprio ieri l’annuncio di Unindustria Lazio con il presidente Angelo Camilli, che martedì sarà a Parigi per assistere al voto. Mentre per martedì è stata organizzata una maratona oratoria dalle 15 alle 18 a Santi Apostoli per tifare Roma. Un progetto di qualità quello della Capitale, ha ricordato Gualtieri: «Quando sono stato eletto Roma era già candidata all’Expo 2030 ma il progetto che abbiamo ereditato non aveva i requisiti, non c’era l’area, e quindi abbiamo dovuto rifare il progetto completamente, abbiamo messo a punto un progetto molto bello e abbiamo passato il test. Siamo stati i numeri uno come qualità, abbiamo messo in campo il meglio in una campagna efficace e coerente con la nostra proposta. Io sono fiducioso perché tendo ad avere l’ottimismo della volontà. Noi ci sentiamo rappresentanti di un modello di eventi multilaterali diverso, più coerente con lo spirito di queste istituzioni globali che non sono state fatte per essere comprate dal più ricco tutte quante. Se Roma vincesse sarebbe una cosa bellissima per la città ma anche per il futuro di questi eventi multilaterali». A fare leva, nella prima fase delle candidature anche quella dei diritti umani che tuttavia si è andata - anch’essa - via via affievolendo nonostante l’Esposizione internazionale nasca proprio come progetto di un futuro «completo» che vada dai diritti umani allo sviluppo sociale ed economico nel rispetto della natura. Valori insomma prima ancora che interessi. Martedì l’ardua sentenza.

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