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Roma, controlli a tappeto e multe sulla tassa di soggiorno. B&B in rivolta

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«Il Comune ha fatto i controlli partendo da presupposti sbagliati, ha preso una cantonata. Sta prendendo a bastonate persone corrette che hanno versato sempre il dovuto. Non siamo evasori». Bed & breakfast, affittacamere e la galassia delle strutture ricettive si scagliano contro il Campidoglio per le cartelle arrivate in questi giorni sulla tassa di soggiorno (oggi 6 euro a persona per ogni notte, mentre prima del 1 ottobre 2023 era di 3,50 euro) non pagata tra il 2021 e il 2022. Nel mirino le sanzioni, da pagare entro 60 giorni, nate da un controllo incrociato tra i dati della Questura sulle presenze che gli operatori sono tenuti a comunicare, quelli dell’Agenzia delle Entrate nella banca dati Siatel, e quelli sulla tassa di soggiorno effettivamente pagata al Comune. L’accusa è che gli accertamenti non tengono conto delle esenzioni per la tassa di soggiorno che riguardano bambini al di sotto dei 10 anni, disabili, residenti a Roma. 

 

 

«Il punto è che io alla Questura devo dichiarare tutti gli ospiti che entrano da me, anche quelli che non devono pagare la tassa di soggiorno - racconta Cinzia Avaro che gestisce due strutture per affitti brevi -. Ma se si confronta quello che ho versato e quello che ho dichiarato alla Questura i conti non potranno mai tornare, non sono gli stessi numeri. A me è arrivata una multa da circa 400 euro e anche se è ingiusto mi conviene pagare perché fare ricorso mi costerebbe di più». Non si tratta di casi isolati ma di «migliaia di accertamenti e abbiamo verificato che in quasi tutti i casi, una percentuale molto alta, non si è tenuto conto dell’esenzione per la tassa di soggiorno», spiega Sergio Lombardi Presidente dell’Osservatorio sul Turismo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Roma. «Il database del Comune sulla tassa di soggiorno e quello della Questura sulle presenze hanno criteri diversi perché i dati alla Questura vanno trasmessi per intero mentre quelli al Comune con le esenzioni. Se una famiglia di 4 persone con un minore sotto i 10 anni e un disabile va in un albergo per una notte, alla Questura vanno trasmesse le 4 presenze mentre al Comune solo i due che devono pagare la tassa di soggiorno, escludendo i due esenti. Altri dati che non sono stati considerati sono le cancellazioni e le modifiche dopo il check in: se uno dorme la prima notte e poi cancella le successive sei, per la tassa di soggiorno vale una notte mentre per la Questura restano sette notti perché la comunicazione alla Questura si fa senza modifiche, si dà il dato iniziale senza aggiornamenti».

 

 

Tra i più «ingiustamente colpiti» quelli che mettono la casa solo su Airbnb. «Tra l’altro - sottolinea Lombardi - non maneggiano neanche il denaro di questa tassa di soggiorno perché gestisce tutto Airbnb che riscuote direttamente dai turisti e poi versa al Comune. Come fai a chiedere soldi a chi non ne ha mai ricevuti?». «Nessuna cartella pazza», replicano fonti del Campidoglio all’Adnkronos. «Sono degli accertamenti fatti nell’ambito dell’attività di lotta all’evasione, mai fatta prima, incrociando dati di vari database tra Questura e Agenzie delle Entrate e dove c’è discrepanza arriva un accertamento. Dopodiché chi lo riceve può dimostrare che ha fatto tutto nella regolarità, facendo ricorso. Visto che le incongruenze sono moltissime e anche per cifre molto alte, risulta difficile immaginare che si tratti solo di esenzioni che non sono state conteggiate».

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