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Roma, azzerati i vertici dell'Ama: guai in Campidoglio

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Susanna Novelli
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Azzerato il Consiglio di amministrazione Ama. Che le acque fossero agitate in via Calderon de la Barca lo avevamo denunciato già ieri, alla notizia del secondo componente di maggioranza che si era dimesso, riducendo il Consiglio da cinque a tre membri. Ieri a formalizzare l’addio anche Claudio Voglino, consigliere in quota opposizione. Un atto che ha portato di fatto alla decadenza dei vertici aziendali. In serata infatti la convocazione da parte del presidente Daniele Pace, dell’assemblea ordinaria della Spa per il primo marzo. È questa la sede dove il socio unico, ovvero Roma Capitale, dirà la sua. Una direzione, tuttavia, anticipata con una nota del Campidoglio diffusa in serata.

«Il sindaco Roberto Gualtieri nel prendere atto delle dimissioni per motivi personali delle Consigliere del cda dell’ Ama spa Claudia Pezzi e Luana Labonia, rassegnate rispettivamente il 13 dicembre 2022 e il 20 febbraio 2023, e quelle di ieri del consigliere Claudio Voglino, ha espresso il suo ringraziamento per il lavoro svolto ed in particolare del contributo di Labonia e Voglino apportato fino all’ultimo nel cda che ha approvato all’unanimità il piano industriale di Ama. Il sindaco - si legge nella nota del Campidoglio- rinnova la piena fiducia al resto del consiglio di amministrazione e informa che nella prossima assemblea dei soci convocata per il 1 marzo indicherà i nuovi consiglieri al fine di ripristinare la piena agibilità e funzionalità dell’organo di governo dell’azienda».

L’intenzione del Campidoglio sarebbe dunque quella di confermare Daniele Pace alla guida della partecipata. Da qui al primo marzo, tuttavia, tutto può accadere. L’opposizione in Aula Giulio Cesare ha già chiesto un consiglio straordinario proprio sulla gestione targata Pace e ancora ieri, il capogruppo Fi-Udc, Marco Di Stefano ha tenuto a sottolineare come «le dimissioni di tre consiglieri d'amministrazione sono la dimostrazione della contrarietà al modo di gestire un’azienda come Ama da parte del presidente Ama. Una gestione autoritaria- attacca Di Stefano - che è diventata ormai intollerabile per professionisti che non vogliono certo mettere a repentaglio la loro professionalità per un misero stipendio di mille euro al mese. L'auspicio, a questo punto, è che venga indetto in via d’urgenza il Consiglio straordinario da noi richiesto, primo firmatario il capogruppo FdI Giovanni Quarzo. Questo sarebbe un atto di rispetto non solo politico ma nei confronti dei romani che pretendono chiarezza sulla gestione di un’azienda sostenuta con le loro tasche». Un confronto necessario se non indispensabile anche per rompere il silenzio, assordante, del Pd. 

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