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Covid e influenza, finiti i farmaci per i bambini: sanità nel caos

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Antonio Sbraga
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Stavolta non «basta un poco di zucchero», perché la pillola non va giù: proprio non si trova. E i più danneggiati sono proprio i destinatari di quella celebre canzone: i più piccoli. Perché mancano alcuni medicinali nelle farmacie laziali, soprattutto per i bambini, i più colpiti da un'influenza tra le più intense degli ultimi anni e da altre sindromi respiratorie, oltre che dal Covid-19.

«Siamo in seria difficoltà per la mancanza di alcuni farmaci, come quelli per l'aerosol, ad esempio il Clenil che è il più usato, ma soprattutto medicinali pediatrici, a partire dagli sciroppi antibiotici, e simili», avverte Eugenio Leopardi, presidente di Federfarma Lazio. Mancano anche l'antinfiammatorio più usato come terapia domiciliare per il Covid, l'Ibuprofene, oltre a farmaci per l'aerosol, antibiotici e mucolitici: ieri l'ultimo monitoraggio sui «medicinali attualmente carenti» è arrivato a 3.132 prodotti. A quantificarlo è proprio l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) che per il Clenil, ad esempio, indica «problemi produttivi: forniture discontinue (fine presunta della carenza: 15 gennaio)», mentre per altri 2 tipi di confezioni si tratta proprio di «cessata commercializzazione definitiva». Come per 2 etichette di Ibuprofene (per altre 4 è solo «temporanea»), mentre i restanti 11 tipi di questo antinfiammatorio mancano «per elevata richiesta» (9) e «per motivi commerciali» (2).

E se per le compresse da 600 mg la «fine presunta della carenza» è indicata dall'Aifa per il 31 gennaio, per il granulato per soluzione orale da 400 mg toccherà aspettare addirittura il 28 febbraio. Per non parlare delle bustine di Moment: in questo caso sia la «elevata richiesta» che i «problemi produttivi» rimandano addirittura al 31 maggio. «Mentre per l'Ibuprofene, anch' esso super richiesto, abbiamo tante alternative con farmaci generici o equivalenti che contengono lo stesso principio attivo, per i bambini è più complicato perché non possono assumere tutte le forme farmaceutiche: in alcuni casi possono prendere solo sciroppi. E dire no a una mamma è pesante», sottolinea il presidente di Federfarma Lazio.

Dove spiegano «che a causa della crisi energetica, dovuta alla guerra in Ucraina, trattandosi di farmaci che costano pochissimo, alcune aziende hanno interrotto la produzione perché non ricevono le materie prime o quelle necessarie al confezionamento, o comunque che ci sono problemi di approvvigionamento, ma nella maggior parte dei casi non sappiamo perché mancano e quando potremo riaverli». E per molti pazienti non restano quindi alternative che affollare i Pronto Soccorso, dove ieri alle 11 si è toccato un nuovo picco con ben «1.001 pazienti in attesa di ricovero» (calati a 775 alle 18 e 30) su un totale di 2.178 persone presenti nelle 50 astanterie laziali: quasi la metà, quindi, stazionante in Ps per ore in attesa di un posto letto nei reparti.

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