la capitale brucia

Incendio a Roma, l'indagine della Procura e i dubbi sul campo nomadi: da dove è partito il rogo

La nube scura che ieri sera minacciava Roma si è dissolta, l’odore acre è scomparso quasi del tutto se non nelle immediate vicinanze della zona più colpita dalle fiamme, viale Palmiro Togliatti è chiusa al traffico veicolare e pedonale nel tratto tra via Casilina e via Fadda per consentire le operazioni di spegnimento e messa in sicurezza dell’area, con circa 50 vigili del fuoco supportati da 20 automezzi ancora al lavoro sul posto, coadiuvati dalla Polizia locale e dalle forze dell’ordine. E mentre le famiglie evacuate la scorsa notte sono potute rientrare nelle proprie case, il grosso delle operazioni si sta svolgendo proprio sul tratto interdetto della Togliatti, dove con mezzi pesanti ed escavatori continua l’opera di smassamento, bonifica e raffreddamento dei materiali all’interno delle attività degli sfasciacarrozze. Sono circa una trentina quelli che affacciano sulla strada da un lato e sul parco di Centocelle dall’altro, e praticamente tutti sono stati interessati dalle fiamme.

 

  

 

Intanto monta la protesta degli autodemolitori: «Il Comune e la Regione non hanno fatto nulla, dovevano provvedere alla bonifica dell’area da anni, fin dallo sgombero del campo nomadi ex Casilino 900. Non stanno facendo nulla da luglio 2018, quando ci sono scadute le autorizzazioni. Ci sono svariati ricorsi in itinere per provare a riaprire, ma ogni giorno succede qualcosa e si ricomincia da capo. Quindici giorni fa abbiamo anche scritto all’assessore al Verde del VII Municipio per provvedere da soli allo sfalcio con risorse nostre, ma non abbiamo avuto risposta», lo sfogo di uno dei titolari delle attività, riunitisi tra gli spartitraffico carbonizzati e le macerie. «Ci dicono che è colpa degli autodemolitori, ma siamo chiusi da 5 anni - spiega un altro -. Ci sono state 10 denunce per l’immondizia dell’ex Casilino 900, già Alemanno avrebbe dovuto procedere alla bonifica e invece rifiuti e masserizie sono stati interrati sotto agli sfasci con gli escavatori. E noi ora siamo ridotti così». 

 

 

Ieri, riferisce Il Messaggero, la Protezione Civile non escludeva un possibile ruolo di alcuni gruppi nomadi nello scoppio del rogo. Le fiamme sono infatti partite dal “Pratone” del parco di Centocelle che fino a qualche anno fa ospitava un campo rom, l’ex Casilino 900. Per il momento i magistrati della Procura di Roma non escludono alcuna pista, nemmeno quella dolosa, anche se è ancora presto per ipotizzare eventuali moventi mafiosi. Già nelle scorse settimane la procura ha avviato singoli fascicoli sui quattro maxi roghi che hanno interessato Roma a partire da metà giugno.