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Roma, stop al suk dei «negozietti». In Centro basta pizzerie, paninerie, minimarket e negozi di souvenir

Damiana Verucci

Un altro anno di stop per minimarket, pizze a taglio e simili nel cuore di Roma. Dopo le pronunce del Tar e del Consiglio di Stato che chiedevano all'Amministrazione di mettere di nuovo mano al regolamento, la giunta ieri ha dato il via libera alla proposta di non autorizzare nuovi esercizi commerciali e artigianali nella città storica almeno fino al 31 maggio 2023. Il divieto sancito dalla precedente Amministrazione era infatti scaduto nel 2021; l'attuale giunta ha ritenuto, tuttavia, di non doverlo prolungare oltre un anno per darsi tempo di valutare anche l'impatto che ha avuto la pandemia per il tessuto produttivo romano e agire di conseguenza. «Abbiamo voluto prendere questo tempo per analizzare gli indici di saturazione, perché quelli che avevamo sono stati inevitabilmente alterati dalla pandemia - conferma l'assessore alle attività produttive, Monica Lucarelli - Dobbiamo rivedere i dati, attualizzandoli, per avere un quadro reale della situazione del commercio a Roma, sia per tutelare gli esercenti che per offrire un servizio migliore».

 

  

 

Che il cuore della Capitale sia comunque ormai saturo di un certo tipo di attività è assodato, tanto che l'assessorato sta già lavorando ad un nuovo regolamento che ha come caposaldi lo stop definitivo a bazar, alle lucette open esterne tipiche di minimarket e simili, mentre si punta sui prodotti del territorio, quindi le eccellenze di Roma e del Lazio (vini, gastronomia e via dicendo), che avranno un punteggio più alto e quindi una possibilità maggiore di ottenere il via libera all'apertura. Il report del Campidoglio che fotografa la situazione attuale pre pandemica della città storica, è chiaro: mentre sull'intero territorio, nel giro di due anni, c'è stato un complessivo aumento delle attività commerciali e artigianali passate da 105.938 a 106.792, per un incremento pari a circa il 0,8% e un particolare segno più per gli esercizi di vicinato alimentare (+7%), nel caso del perimetro Unesco, per effetto della precedente delibera, gli stessi esercizi sono diminuiti di circa il 13%, con la particolarità dei laboratori artigianali alimentari che hanno segnato -37%, da 1.843 a 1.163.

 

 

In base all'ultima analisi del Campidoglio, il I Municipio raccoglie da solo 20.573 esercizi tra alimentari e non alimentari, vale a dire circa il 19% di tutte le attività presenti a Roma. Di queste, il 16% sono attività di somministrazione mentre il 7% sono laboratori artigianali alimentari. Mentre nel I Municipio gli esercizi alimentari calano, in altri crescono. Così nel II Municipio dove le attività di somministrazioni sono aumentate del 34% a fronte di una diminuzione del 17% dei laboratori artigianali e nel VI Municipio (Tor Bella Monaca, Lunghezza, Torre Spaccata..): somministrazione, +27%; laboratori artigianali -27%.