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Roma, soltanto l'Anagrafe "ferma" Pamich. il campione e la marcia negli uffici

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Alberto Di Majo
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Abdon Pamich è un monumento alla tenacia, a quella che oggi si chiama, con un termine fin troppo abusato, resilienza. È stato campione olimpico di marcia, oltre che numero uno italiano di specialità una quarantina di volte su varie distanze. Ha vinto la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Roma nel 1960 e quella d’oro a Tokyo quattro anni dopo. Oggi ha 87 anni.

Profugo fiumano dopo la seconda guerra mondiale, è stato sempre in prima linea anche sul fronte della memoria. Eppure anche uno come Pamich s’è dovuto scontrare con il malfunzionamento della macchina amministrativa della Capitale. È successo tutto pochi giorni fa. Sul tram 8 gli hanno rubato il portafogli, che conteneva la carta d’identità, la patente, il bancomat e un po’ di contanti. Ma Abdon non s’è dato per vinto e ha cominciato il lungo giro tra gli uffici imposto da eventi di questo tipo. Una «marcia» che tanti cittadini sono costretti a percorrere, peraltro impegnandosi a fondo per non perdere la pazienza. È andato dai carabinieri a denunciare il furto, poi ha richiesto un duplicato della patente di guida. Primo intoppo: non si può avere se non si ha un documento d’identità.

Ma anche quello era nel portafogli che è finito chissà dove. E pure qui lo straordinario marciatore italiano non si è perso d’animo. È andato all’Anagrafe per fare una nuova carta d’identità. Servivano due testimoni. Li ha rintracciati ed è tornato negli uffici. Un’impiegata del servizio comunale gli ha dato la spiacevole notizia: «Il suo appuntamento è confermato il 27 luglio». Il 27 luglio? Esatto. A Roma, cioè in una capitale europea che può vantare una civiltà che si perde nei secoli, ci vogliono mesi per fare una carta d’identità (elettronica). Esattamente cinque, visto che Pamich aveva chiesto il documento (in scadenza) già due mesi fa. Una volta, quando era cartaceo, bastava un’oretta. Adesso, nonostante le tecnologie, serve un’eternità. E non si sfugge, visto che le vecchie carte non esistono quasi più (sono previste solo in pochissimi casi). Ma come fa un cittadino a rimanere per così tanto tempo senza documenti?

Pamich, abituato com’è a tenere duro, accenna anche un sorriso: «So che è soltanto un fatto personale ma credo che questa segnalazione possa contribuire a porre la questione e, magari, a far sistemare le cose». È ottimista, come succede ai campioni. Sarebbe più facile che qualche buon samaritano riconsegni i documenti che erano nel portafogli. Aspettando l’Anagrafe.

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