in punta di penna

Attacco "poetico" alla Raggi, la colata di asfalto sul Tevere scatena Calenda

Carlo Calenda usa la poesia per impallinare la sindaca di Roma Virginia Raggi. Il candidato al campidoglio e leader di Azione azzarda sui social il dialogo immaginario tra la "sovrana" grillina della Capitale e il suo vice sindaco, assessore alla Città in movimento, Pietro Calabrese. 

 

  

Pietra, anzi lingua di asfalto, dello scandalo è un lavoro di edilizia stradale sugli argini del Tevere, luogo tra i più caratteristici di Roma scelto anche da molti cittadini per correre fare attività fisica, che è un pugno nell'occhio. 

 

"Una mattina la Sindaca di Roma si svegliò corrucciata e chiese al pittore di corte Calabrese: 'come possiamo ulteriormente deturpare questa città ingrata?'. 'Mia sindaca, rispose il pittore, abbiamo fatto tutto il possibile per punire i romani: sporcizia, traffico, declino. Abbiamo rinunciato alle Olimpiadi e cancellato il Colosseo per far capire ai romani quanto indegni essi siano'. 'Non mi basta!'. “Potremmo, o magnifica sindaca, buttare una colata d’asfalto sul Tevere?' 'Ecco si mio diletto così va bene, procedi', e così fu", scrive Calenda in un afflato polemico-poetico. E non deve essere andato troppo lontano dalla realtà.