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Ciao Mandrake. Il saluto di Marchi a Proietti: simbolo della romanità

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Ciao Mandrake. Con la morte di Gigi Proietti se ne va un pezzo di Roma. "La mente va subito a un gigante quale Alberto Sordi, ha saputo rappresentare Roma in Italia e nel mondo", scrive Sergio Marchi sul sito 7Colli ricordando il grande attore scomparso nelle prime ore del mattino. "Un artista poliedrico, di livello nazionale e internazionale. Che non ha mai perso né nascosto la sua romanità. Della quale andava assolutamente orgoglioso", si legge nel sito di Francesco Storace, vicedirettore de Il Tempo. "Gigi Proietti era nato a Roma giusto il 2 novembre del 1940, esattamente 80 anni fa. E la sua uscita di scena forse non poteva che avvenire in questo giorno. Come un ultimo, grande colpo di teatro", ricorda Marchi.

"Aveva esordito giovanissimo, ad appena 23 anni grazie a Giancarlo Cobelli, nel Can Can degli Italiani. Per poi interpretare numerosi spettacoli teatrali fino al grandissimo successo di ‘A me gli occhi please’. Che nel 2000 dopo tantissime repliche segno’ un record di pubblico mai eguagliato nelle sale italiane. Con i 500.000 spettatori accorsi a spellarsi le mani al Teatro Olimpico di Roma. Importanti anche le performance televisive di Proietti, tra le quali ricordiamo Fatti e Fattacci, Fantastico e Io a Modo Mio - crive Marchi -  Oltre al suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche. Dal quale sono passati tanti giovani. Poi diventati protagonisti del teatro italiano. Nel cinema, forse il suo personaggio più famoso rimane l’incallito scommettitore Mandrake in Febbre da Cavallo. Una pellicola del 1976, nella quale recitava tra gli altri con il giovane Montesano, Caterine Spaak, Mario Carotenuto e Adolfo Celi. Gigi Proietti era ritornato in tv con la serie Il Commissario Rocca, e da ultimo sulle scene con Cavalli di Battaglia. Con i momenti migliori dei suoi 50 anni di eccezionale carriera. E noi auguriamo a uno dei migliori figli di Roma di riposare in pace".

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