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Mondo di Mezzo, Gianni Alemanno condannato in Appello si difende: "Mi sarei corrotto da solo"

L'ex sindaco di Roma parla della sua condanna a 6 anni in appello. L'accusa aveva chiesto la metà della pena

Francesco Storace
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Gianni Alemanno ha visto confermata in appello la condanna a sei anni già inflittagli in primo grado, nel processo stralciato da Mondo di Mezzo, che fu chiamato Mafia capitale. Prosciolto da quelle accuse iniziali, è stato chiamato a rispondere di corruzione. Un reato per il quale è stato processato solo l’ex sindaco di Roma: per il capo di imputazione contestatogli, sono stati assolti tutti gli altri imputati. E non a caso, dopo il verdetto della Corte d Appello, Alemanno ha sibilato: “Corrotto da solo e senza corruttore?”. Lo intervistiamo subito dopo la sentenza, che ovviamente lo amareggia, anche se ha fiducia nel giudizio della Cassazione.

L’accusa chiede di dimezzare la pena inflitta in primo grado, la Corte invece la conferma. Che dobbiamo pensare?
"È la seconda volta che un tribunale mi infligge una pena superiore a quella chiesta dalla pubblica accusa. In primo grado i pm chiesero 5 anni e la condanna fu di 6. Ora in appello si fa ancora peggio. Credo che ci sia un gioco molto più ampio del mio personale diritto alla giustizia: la Corte d’Appello, smentita dalla Cassazione su Mafia capitale, mi ha usato come capro espiatorio per confermare le proprie convinzioni su questo teorema".

Quanto è durata la camera di consiglio in corte d’appello?
"Mezz’ora, poi prolungata perché - come ha detto in aula il Presidente della Corte - dovevano andare a mangiare. Mezz’ora a fronte di un incredibile conflitto di sentenze e di fronte alle richieste delle pubblica accusa che non solo ridimensionavano la pena ma ipotizzavano un altro reato. Come si fa a non pensare che la sentenza fosse già scritta prima dell’udienza?".

Buzzi continua a dire Alemanno innocente.
"Buzzi, uomo da sempre schierato a sinistra, si è dichiarato esterrefatto della sentenza. Qualcuno potrebbe pensare che non è attendibile. Ma in realtà i giudici lo hanno ritenuto credibile solo su importanti dichiarazioni che facevano comodo a loro, mentre hanno rifiutato di prendere atto che lui mi ha sempre scagionato da ogni accusa. Buzzi ha sempre detto che io non sapevo nulla, è non doveva sapere nulla, dei soldi che loro davano a Panzironi".

Che vuol dire che la Corte d’appello contraddice la Cassazione?
"Nella sentenza definitiva della Cassazione tutti coloro che sono stati accusati degli stessi fatti sono stati condannati per traffico di influenze, un reato molto meno grave, così io rimango l’unico ad essere condannato per corruzione. Quindi sarei un corrotto senza che esista un corruttore.... mi sono corrotto da solo. Siamo di fronte ad una situazione contraria ai fondamenti del diritto: una corte d’appello che straccia una sentenza definitiva della Suprema Corte".

Ma allora Mafia capitale esiste o no?
"Questa è una domanda a cui ha già risposto la Cassazione con sentenza irrevocabile: Mafia capitale non esiste se non su un teorema giornalistico-ideologico. Sono esistiti solo dei fatti di corruzione notevolmente meno significativi, per quantità economica e qualità degli interessi in gioco, del Mose di Venezia o dell’Expo’ di Milano. Peraltro questo era già stato scritto nella sentenza del processo di primo grado di Mafia Capitale. Solo la corte d’appello ha accolto la tesi dell’associazione mafiosa, peraltro la stressa sezione che oggi mi ha condannato".

E’ Roma ad essere infangata? E da chi?
"Da tutti coloro - giornalisti, politici, magistrati e romanzieri - che hanno costruito un teorema che ha fatto fare a Roma il giro del mondo come città mafiosa".

C’entra la prossima campagna elettorale?
"No, non c’entra nulla: ormai a Roma solo piccole minoranze ultra-ideologiche continuano a credere nel teorema di Mafia capitale. La stragrande maggioranza dei cittadini sanno che è una bufala e voteranno di conseguenza". 

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