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Più famelici dopo il lockdown, i gabbiani a Montecitorio aggrediscono chi mangia il gelato

Valeria Di Corrado
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Non ci sarebbe da stupirsi se un giorno in piazza Monte Citorio venisse installato un triangolo rosso - il tipico segnale stradale di pericolo - con l’immagine di un pedone aggredito da un gabbiano. Chi infatti attraversa con un gelato (ma anche con qualsiasi altra cosa commestibile) la piazza dove si affaccia il palazzo berniniano, sede della Camera dei deputati, quasi sistematicamente viene preso di mira da uno degli uccelli marini che ormai hanno preso la «residenza» nel centro di Roma.

Ogni giorno turisti e passanti, inconsapevoli del rischio al quale si espongono, sono vittime di questi attacchi. È successo anche a chi scrive. I gabbiani hanno una strategia ormai ben collaudata. Si posizionano sul cornicione dell’Albergo Nazionale in attesa della loro «preda». Sanno che non dovranno aspettare molto. In via degli Uffici del Vicario, infatti, dal 1900 si trova l’antica gelateria Giolitti, ora famosa in tutto il mondo. Non appena il volatile appollaiato sull’edificio vede sbucare nella piazza il malcapitato di turno, con il cono in mano ancora «intatto», apre le ali e vola in picchiata sull’obiettivo. I colori sgargianti dei gusti alla frutta sono quelli che attirano maggiormente l’attenzione del gabbiano (nome scientifico «Larus») e la calura estiva rende questo cibo ancora più appetibile. Con il suo lungo becco riesce ad asportare buona parte del gelato. C’è chi si ritrova con il cono «decapitato» e chi - per lo spavento - lo getta istintivamente per terra, lanciando un urlo. Sul selciato, in corrispondenza dell’obelisco e della meridiana, è frequente trovare i resti di crema di pistacchio, fragola e cioccolato, quasi fossero le tracce sulla scena del delitto: in questo caso l’ipotetico «reato» sarebbe scippo con destrezza.

Le forze dell’ordine che sorvegliano la zona assistono quotidianamente a queste scene; al punto che consigliano di non attraversare la piazza con il cono. «Pensavo ci fosse una manifestazione - racconta un passante - Invece mi hanno spiegato che rischiavo di essere aggredito dai gabbiani. Così ho fatto dietrofront e ho mangiato il mio gelato guardandomi le spalle». «Se la prendono anche con i bambini, gli sfilano il cono o il cappello - spiega un carabiniere di guardia nel gabbiotto di fronte alla Camera - Poi da quando c’è stato il lockdown sono diventati ancora più aggressivi, perché hanno sofferto la mancanza di cibo dovuta alla chiusura dei locali. Abbiamo visto anche scene di cannibalismo tra di loro». Una vera «giungla urbana», descritta 2 anni fa persino sulle colonne del «New York Times»: la Capitale era stata dipinta come una città sporca in cui scorrazzano enormi gabbiani attratti dai rifiuti, che minacciano romani e turisti. «A volte la gente torna indietro per prendere un altro cono, spiegandoci che gli è stato rubato dagli uccelli - racconta la cassiera di Giolitti - C’è chi, a mo’ di sfida, decide di riprovare ad attraversare la piazza».

Al calare della sera, poi, i gabbiani diventano i padroni assoluti del centro. Escono dai nidi che hanno costruito in cima alla galleria Alberto Sordi e con il becco forano il fondo dei sacchetti dell’immondizia. Disseminano di piume ed escrementi piazza Montecitorio e piazza Colonna. Non indietreggiano nemmeno davanti ai passanti. Anzi, si avvicinano prepotenti, con il fare da bulli. I loro inquietanti garriti risuonano nel centro, quasi a far capire chi «comanda» a Roma.

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