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A Roma ambulanze Covid allo sbaraglio. Hanno le mascherine "false"

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Antonio Sbraga
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Adesso cominciano a scarseggiare anche i guanti, ci viene fatta la conta su quanti guanti consumiamo ad ogni soccorso». A lanciare il "guanto" di sfida contro le carenze dell'Ares 118 è uno dei suoi medici, Francesca Perri, sindacalista Anaao-Anmos e vicepresidente area Centro Italia per la SIS 118, che denuncia i sempre minori mezzi messi a disposizione dall'azienda regionale dell'emergenza sanitaria. «Sì, prima ci mandano i protocolli in cui si dice che per ogni sospetto Covid dobbiamo usare due paia di guanti - spiega Perri - poi ci dicono che basta uno con eventuale utilizzo di soluzioni alcoliche, per non sprecare i guanti!». Ma, oltre alle mani, gli operatori sanitari che lavorano sulle ambulanze si lamentano anche per gli altri dispositivi di sicurezza con cui sono costretti ad operare: «Fino a qualche settimana fa ci davano le mascherine Ffp2 sigillate, ora invece - denuncia un autista-barelliere - ci danno delle mascherine senza confezione, sfuse, e anche di materiale più scadente, di quello che ti sega le orecchie a fine turno, senza il marchio della certificazione Ce». Ma a bordo delle ambulanze le intere équipe viaggiano con una ricorrente apprensione: «L'Azienda ancora non effettua i tamponi al personale - sottolinea la sindacalista - Anche la sanificazione delle ambulanze usate per il trasporto dei contagiati viene imposta a noi, mentre dovrebbe essere effettuata da personale dedicato in un luogo appositamente attrezzato», conclude Perri. Un altro medico-sindacalista, il segretario del Sumai Assoprof, il sindacato rappresentativo degli specialisti ambulatoriali interni, annuncia «la possibilità di presentare specifica denuncia all'autorità giudiziaria in merito al comportamento inadeguato sinora presentato a partire dalla Protezione civile, dall'Istituto Superiore di Sanità e dai Responsabili delle Aziende sanitarie ad ogni livello sino da arrivare ai responsabili di presidio», avverte Antonio Magi. Il quale denuncia «i contagi legati alla carenza, o peggio alla mancanza, di dispositivi di protezione, ai lunghi tempi di attesa per un tampone, alla confusione organizzativa delle Regioni e della logistica, fino all'eccessiva esposizione al contagio per condizioni di microclima inaccettabili». Intanto ieri i funzionari dell'Agenzia Dogane e Monopoli (Adm) dell'Ufficio delle Dogane di Roma 2 hanno rapidamente sdoganato un carico proveniente dalla Cina e donato dalla Fondazione Alì Babà alla Croce Rossa Italiana. Il carico conteneva 100 apparecchi di ausilio alla respirazione, 50 mila maschere protettive, e 50 mila tute sanitarie protettive.

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