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Caso Cucchi: "Questo processo non è contro l'Arma dei carabinieri"

Valeria Di Corrado
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"Questo non è un processo contro l'Arma carabinieri, ma contro cinque esponenti dell'Arma che nel 2009 violarono il giuramento di fedeltà alla Costituzione e alle leggi, tradendo innanzitutto l'istituzione di cui facevano e fanno parte". È iniziata così la seconda parte della requisitoria del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi, nel quale sono imputati cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale. Prima di affrontare nel dettaglio i depistaggi che "hanno condizionato il precedente processo e che rischiavano di condizionare anche questo", il sostituto procuratore di Roma Giovanni Musarò ha tenuto a fare una precisazione, rispondendo alla provocazione che in un'udienza dello scorso marzo aveva lanciato l'avvocato Giosué Naso (difensore del maresciallo Roberto Mandolini), sostenendo che la Procura volesse processare l'Arma dei carabinieri. "L'Arma è accanto a noi e contro di voi - ha precisato il pm - è accanto alla Procura e alle parti civili, e contro i militari imputati in questo processo. Lo dimostra la costituzione di parte civile del Comando generale nel procedimento sui depistaggi, un atto che ha una rilevanza simbolica fortissima. Le altre sono sterili e strumentali insinuazioni. Anche perché il rinvenimento di alcuni preziosi documenti, che hanno consentito di fare luce sui depistaggi, si deve - oltre che alla Squadra mobile - alla leale collaborazione dei comandanti provinciali di Roma del 2018 e 2019, del comandante del Reparto operativo e del comandante del Nucleo investigativo di via In Selci".

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