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"Non è mio amico, non mi aveva detto nulla del coltello"

Valeria Di Corrado
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Il biondino potrebbe sembrare l'«angioletto» della coppia di amici di San Francisco, venuti in vacanza in Italia. Il 19enne Christian Gabriel Natale Hjorth non ha materialmente ucciso il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ma è comunque accusato di concorso nell'omicidio. Al contrario delle apparenze, infatti, sembra essere lui la «mente» della sequenza sfociata nell'aggressione dei due carabinieri. La scusa della conoscenza della lingua italiana non è sufficiente ad affievolire le sue responsabilità. È Natale, infatti, che ha «agganciato» l'intermediario Sergio Brugiatelli a piazza Trilussa, a Trastevere, per comprare una dose di cocaina. È lui che ha curato le «trattative», che ha pagato 100 euro per quella che poi si è rivelata essere una compressa di tachipirina datagli da Italo Pompei. E sempre lui che ha detto a Elder di prendere lo zaino di Brugiatelli e fuggire da piazza Mastai. Natale ha risposto al telefono, quando Brugiatelli chiama per farsi restituire i suoi oggetti, e ancora lui concorda: il luogo e l'ora dell'appuntamento, il prezzo del «riscatto» (un grammo di coca e 80 euro) e che addirittura decide di uscire dall'albergo prima dell'orario concordato per fare un sopralluogo della zona, cercando di individuare il punto più buio e non coperto dalle telecamere. Quando, in un momento successivo, vede arrivare la macchina dei carabinieri dice all'amico di nascondersi. Salvo, poi, liquidare Elder dicendo di non sapere che aveva il pugnale con sé, di non averlo visto accoltellare Cerciello Rega, di non aver sentito le urla del militare (mentre si divincolava dal collega Andrea Varriale), né di avere sentito le sirene dei soccorsi. E per finire giura di non aver occultato l'arma nel controsoffitto, come raccontato dall'amico. Ecco il verbale dell'interrogatorio che Natale ha reso ai pm romani il 26 luglio scorso, subito dopo il fermo in caserma. «Non conosco bene le zone di Roma e insieme al mio amico Finnegan Lee Elder, abbiamo deciso di andare in una piazzetta che il mio amico mi ha indicato poiché c'è vita notturna in quella zona. Ribadisco che non ricordo il nome di questa piazzetta. Io avevo bevuto una birretta e due shottini in albergo prima di uscire. Dopo Elder voleva della cocaina e quindi siamo andati da una persona che si trovava nel lato opposto della piazzetta. Il mio amico non parla italiano e quindi sono andato io a cercare chi potesse procurarci la droga. I soldi per la droga erano di Elder. Una persona che non conosco, ci ha detto di seguirlo». «Questa persona a cui mi sono rivolto, per acquistare la cocaina, era un uomo basso, abbronzato e sicuramente aveva dei tatuaggi sulle braccia. Non ricordo il nome di questa persona. Ci siamo allontanati poiché la persona abbronzata ha detto al mio amico di aspettarlo lì, lasciando lo zaino di proprietà dell'uomo, di cui non conosco il nome. Quando siamo arrivati nel posto dove doveva darmi la cocaina, siamo stati raggiunti da molte persone tra cui una con la moto e molti altri apparsi dal nulla, circa otto persone. Io ho consegnato i soldi a un altro uomo che indossava il cappello. A un certo punto mi è sembrato che le altre persone apparse dal nulla iniziassero a litigare fra loro. In tale momento sono scappato verso Elder che ha preso lo zaino ed è scappato insieme a me. Abbiamo preso un taxi e siamo andati in albergo». «Quando siamo entrati in taxi, abbiamo aperto lo zaino e ci siamo accorti che vi era un telefonino. Ad un certo punto il telefonino ha squillato e io, d'accordo con Elder, ho chiesto di avere i soldi, cioè 80 euro, che c'avevano rubato. L'interlocutore mi ha dato un appuntamento in una piazza vicino a un parco, ma non distante dal nostro albergo, mi sembra che si chiami parco Cavour. L'interlocutore mi diceva di raggiungerlo e girando ho visto due tipi che si sono messi a gridare dicendo qualcosa sui carabinieri, ma io non sapendo come funziona in Italia e non sapendo che i carabinieri potessero essere in borghese, ho avuto molta paura per la mia vita e spintonando uno dei due sono riuscito a liberarmi dalla presa e sono scappato via». «Preciso che uno dei due uomini ha cercato di fermarmi mettendomi una mano sulla spalla, ma io sono riuscito a fuggire, sono caduto a terra, poi mi sono rialzato e mi sono accorto che l'uomo cercava di inseguirmi». «Non ho capito cosa è successo tra il mio amico e l'altro carabiniere. Solo in tarda notte, dopo aver visto il mio amico molto agitato, questi mi ha confessato di aver usato il coltello. Io non ho fatto domande per capire quante volte avesse colpito il carabiniere e quindi non mi rendevo conto della gravità di quanto accaduto e mi sono limitato solo a chiedergli: perché, perché?"». «Io non ho fatto niente con il coltello, mentre Elder si è recato in bagno e mi sembra che lo avesse lavato. Non sono a conoscenza di dove Elder abbia messo il coltello». «Non ho sentito, né ho fatto caso all'arrivo di ambulanze o altro e non sapevo cosa fare. La mattina stavo aspettando l'arrivo di mio zio». «Non posso definire Elder un mio amico, poiché non mi ha detto di avere preso con sé il coltello». «Sia quando siamo entrati, che quando siamo usciti dall'albergo, per andare a incontrare la persona che dovevamo incontrare per lo scambio, lo zaino lo aveva Elder, ma dopo un breve percorso è stato nascosto in una fioriera, in quanto volevamo essere sicuri che non ci avrebbero fregati una seconda volta. Gli avremmo consegnato lo zaino dopo che avessero consegnato i soldi. La persona con cui ho parlato al telefono mi ha detto che se gli consegnavo lo zaino mi avrebbe dato anche 100 euro». «Durante la colluttazione io personalmente non ho sentito nessun urlo grave, ho sentito solamente uno strillo, ma dopo di quello non ho sentito più nulla, girandomi ho visto che la persona che aveva avuto una colluttazione con Elder era seduto a terra, ma non mi sono accorto di altro». «Io mi trovo da circa una settimana in Italia, dai miei nonni, e sono rimasto con il mio amico solo per alloggiare in centro con lui. Conoscevo il mio amico da quando eravamo in America, in quanto frequentavamo la stessa scuola per un anno; in Italia ci siamo contattati mediante i social». «Non ho mai fatto uso di droga e i soldi erano di Elder, io servivo solamente per pagare e contrattare. La stanza dell'albergo è stata prenotata e pagata da Elder. Io posseggo un coltellino molto piccolo, ma quando ho incontrato i carabinieri era nello zaino nell'albergo. Non mi sono accorto che Elder avesse quel coltello». «In Italia sono arrivato una settimana fa con mio padre. I miei nonni vivono a Fiumicino».

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