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Cascano nelle buche ma la colpa è loro

Per i giudici i romani sono distrattti: cause vinte dal Comune

Attilio Ievolella
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Sempre più spesso le persone che vivono a Roma si ritrovano a scivolare, a inciampare e, talvolta, a ruzzolare a terra a causa delle precarie condizioni delle strade e dei marciapiedi. Ciò nonostante, è difficile farsi risarcire dal Comune i danni – fisici e morali – subiti a causa della disavventura. A dimostrarlo è la tendenza rappresentata dai pronunciamenti della Cassazione che, ad esempio, nell'ultima settimana ha salvato il Campidoglio per ben due volte. Il primo caso ha riguardato una donna – la chiameremo Antonella, utilizzando un nome di fantasia – «tradita» dal brecciolino presente su un'«isola pedonale» e finita rovinosamente a terra. Inutile si è rivelata la decisione di fare causa al Comune, chiedendo di essere risarcita per il capitombolo causato dalla condizione della strada. Perché solo il Tribunale di Roma ha ritenuto legittima la pretesa di Antonella, sancendone il diritto a percepire quasi 27mila euro da «Roma Capitale» a titolo di risarcimento. In appello prima e in Cassazione poi, invece, i giudici le hanno in sostanza addebitato la colpa della caduta, spiegando che «la presenza del brecciolino era percepibile visivamente», e aggiungendo che «è fatto noto che il brecciolino può essere» sì «causa di scarsa aderenza alla superficie calpestabile» ma «solo in presenza di pioggia o di una sostenuta velocità da parte di chi vi transiti sopra». E in questa vicenda si è appurato che non vi era acqua piovana a bagnare la strada, in occasione della caduta, e Antonella non aveva sostenuto di camminare ad un'andatura sostenuta. Ciò che è emerso in maniera chiara, secondo i giudici, è «lo stato di... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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