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Morì in attesa di trapianto: "Diteci la verità"

La sorella di Giuseppe Esposito si oppone alla richiesta di archiviazione. "Aveva la fibrosi cistica, non sappiamo se fu colpa di un macchinario"

Silvia Mancinelli
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“Il 7 gennaio Giuseppe avrebbe compiuto 21 anni. La giustizia gli ha già regalato una richiesta di archiviazione. Mio fratello è morto perché malato, fine. Nessuna menzione è stata fatta dei messaggi di aiuto inviati a noi dal suo cellulare poche ore prima di lasciarci, nella cartella clinica c'è un buco di dodici ore e non troviamo un tecnico che ci aiuti a leggere venti pagine di allarmi lanciati da uno strumento che, a quanto pare, funzionava. Cos'è successo a Giuseppe? Chi era con lui e perché ci ha mandato quegli sms disperati? Vogliamo la verità. Che qualcuno si faccia avanti”. Michela Esposito è una sorella che da sette mesi non trova pace. La denuncia al Policlinico Umberto I, dove il fratello era ricoverato in attesa di un trapianto di polmoni, era scattata proprio per una serie di messaggi inviati dalla vittima alla mamma la notte tra il 16 e il 17 maggio scorso, poche ore prima di morire: “Denuncia l'ospedale. Denuncia”. Giuseppe aveva 20 anni e, malato di fibrosi cistica, era abituato suo malgrado alle difficoltà di una vita sospesa tra cure e degenze. Non si lamentava mai. Fino a quella notte quando, non potendo gridare dopo una tracheotomia, ha chiesto aiuto per messaggio ai suoi familiari... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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