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"Foffo era lucido mentre uccideva Varani"

Luca Varani

Stabilita la capacità di intendere e di volere all'epoca dei fatti

Augusto Parboni
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Manuel Foffo era lucido quando ha preso a martellate e coltellate Luca Varani. E' quanto hanno stabilito i periti sulla capacità o meno dell'imputato di intendere e di volere al momento dell'omicidio del ragazzo al Collatino. "Dal punto di vista psichiatrico-forense Foffo è affetto da un disturbo di personalità di gravità moderata" e al momento dell'omicidio era capace di intendere e di volere. Si tratta delle conclusioni della perizia effettuata da Antonio Oliva, Stefano Ferracuti e Marco Molinari, disposta dal giudice della Corte d'assise d'appello nel processo di secondo grado per la morte del 23enne, ucciso la mattina del 4 marzo 2016, in un appartamento alla periferia est di Roma, in via Igino Giordano. Foffo, condannato in primo grado a trent'anni di detenzione con rito abbreviato, sebbene il giorno dell'omicidio avesse assunto droga e alcol, secondo i periti era lucido mentre uccideva la vittima. Nella vicenda era coinvolto, con l'accusa di omicidio in concorso, anche Marco Prato, morto suicida nel carcere di Velletri, il 20 giugno scorso, alla vigilia dell'inizio del processo a suo carico. L'esame clinico non ha dimostrato un "deterioramento o una compromissione delle funzioni cognitive" di Foffo, anche se i periti sottolineano come il giovane abbia dichiarato di aver subito un condizionamento da parte di Prato che lo avrebbe portato a sentirsi "ricattato, vincolato e manipolato" dall'amico pr. Luca Varani morì dopo esser stato colpito un centinaio di volte con martello e coltelli: prima un colpo alla testa, con il quale il giovane dopo esser stato drogato, fu stordito. Poi il massacro: secondo il referto dell'autopsia, gli assassini si accanirono con martellate su testa e bocca. Tentarono di strangolarlo con una corda di nylon e subito dopo, con almeno due coltelli da cucina, gli tagliarono la gola aprendola completamente. Il corpo di Luca presentava almeno trenta ferite, meno profonde, su petto e testa che gli erano state inferte forse solo per vederlo soffrire. La vittima morì dissanguata, e solo allora, dopo quasi due ore di sevizie, gli assassini smisero di infierire sul suo corpo. Secondo la ricostruzione fatta in sede di indagini dalla procura di Roma, i due assassini, "dopo aver fatto entrambi ripetuto uso di sostanze alcoliche e stupefacenti nei giorni antecedenti l'evento", la notte del 3 marzo, erano usciti dalla casa di Foffo e avevano "girato in macchina per la vie di Roma alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere o comunque da aggredire al solo fine di provocargli sofferenze fisiche e togliergli la vita". Tornati a casa, all'alba del 4, avevano chiamato Varani invitandolo a recarsi nell'appartamento.

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