Il «Freddo» liquidato con 20 mila euro
La buonuscita dello Stato all'ex boss della Banda per aver collaborato con la Giustizia LEGGI ANCHE «Abbatino è in pericolo C'è chi lo vuole morto»
Lo Stato l'ha liquidato con una «buonuscita» da 20 mila euro. Con questa somma di denaro Maurizio Abbatino dovrebbe trovarsi una casa, curarsi (visto che è affetto da una grave malattia) e vivere. Il provvedimento con cui a luglio la Commissione centrale del ministero degli Interni ha revocato il programma di protezione al boss della Banda della Magliana, non ha messo in grave pericolo soltanto la sua vita. Nella migliore delle ipotesi, cioè, ammesso che nessuno decida di vendicarsi per la sua collaborazione con i magistrati, Abbatino rischia di non avere i mezzi per sopravvivere una volta finiti di scontare gli arresti domiciliari. È irrealistico infatti pensare che uno dei fondatori della Banda della Magliana, ormai conosciuto anche sul piccolo e grande schermo come «Il Freddo» di «Romanzo criminale», possa trovarsi un lavoro come una persona qualsiasi. Difficile dimenticare il suo nome o il suo volto, apparso per decenni su tutti i giornali e i notiziari televisivi. Chi correrebbe il rischio di assumere «Crispino» nel proprio negozio? Ci sono poi da considerare la sua età, ha ormai 61 anni, e le sue precarie condizioni di salute, che necessitano di cure costanti. Il sussidio che lo Stato dà ai collaboratori di giustizia, con l'uscita dal programma di protezione, serve per reinserirsi nel tessuto economico e sociale, per trovarsi un lavoro onesto e ricostruirsi una vita normale. Questa sorta di «trattamento di fine rapporto» è previsto dal contratto che firma il pentito prima di iniziare a collaborare con la magistratura. Nel caso di Abbatino, però, la somma liquidata dallo Stato potrebbe non essere sufficiente. Senza contare i rischi che correrebbe se dovesse mettersi sulla «piazza» per svolgere una normale attività lavorativa. Tuttavia, secondo i pareri espressi dalla Procura di Roma, dalla Procura nazionale antimafia e dalla Dda, la sua vita non è più in pericolo. La motivazione che ha portato la Commissione centrale a revocare la misura di protezione è basata sul fatto che è passato un tempo sufficiente dalla conclusione dei processi in cui «Crispino» ha testimoniato. Eppure la situazione che si respira a Roma direbbe tutto il contrario. Basti pensare all'inchiesta «Mafia Capitale», in cui come imputato d'eccellenza figura un altro membro storico della Banda della Magliana, Massimo Carminati. Il «Nero» di «Romanzo Criminale» è uno dei nemici giurati di Abbatino. Grazie alle sue rivelazioni, «er Cecato» è finito alla sbarra prima nel maxi processo al sodalizio criminale romano, iniziato nel 1995, e poi nel processo per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli. Qualsiasi piccolo criminale, anche dietro un compenso di poche centinaia di euro, potrebbe diventare il sicario del «Freddo». Sarebbe un «trofeo» per il proprio curriculum criminale, significherebbe fama assicurata nell'ambiente della mala romana e non.
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto