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Casal de' Pazzi e Rebibbia dove la terra è di nessuno

Buche, tombini rubati, marciapiedi dissestati e intorno discariche a cielo aperto LEGGI ANCHE La stazione della Metropolitana un suk 

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Fra i tanti esempi di periferie dimenticate, Casal De' Pazzi-Rebibbia, in IV Municipio, è l'emblema di quanto resti da fare e di quanto per anni non è stato curato dal punto di vista del decoro e dei servizi. Tutto cristallizzato nel tempo tranne che per il Parco Kolbe fra via di Casal dei Pazzi e la stazione Metropolitana Rebibbia, che non è più terra di nessuno: il centro Italiana Fitness lo domina, sport e piscina, parco finalmente piuttosto curato e non luogo di abbandono, disperati e tossici come era come prima. È l'unica nota positiva negli anni. Per il resto il degrado impera come sempre e ha nella stazione metro l'esempio-fulcro. Partendo da viale Egidio Galbani, continuazione di viale Kant e direttrice verso viale Palmiro Togliatti, si ha il primo esempio macroscopico della differenza fra gestione pubblica e privata. Al centro del doppio viale, un'area a giardino: la parte sotto a cura del servizio giardini pubblico, è del tutto incolta, erbacce alte e secche, nessuna cura, ancora più orribile a vedersi nell'immediato stacco con il praticello verde all'inglese e roseti nello spazio lasciato, per convenzione, alle amorevoli cure della società di distribuzione di energia elettrica che sulla strada ha sede in un grande edificio. Addentrandosi nel quartiere, altro esempio fra i possibili di stato di abbandono. A largo Edoardo Stucchi, piazza ad alberi e giardino del tutto impenetrabile, lasciato a giungla con rifiuti sparsi. Altro nodo che diventa assai critico nel periodo più caldo dell'anno è quello della raccolta dei rifiuti, lasciati debordare dai decrepiti e malconci cassonetti e a mucchi sulla strada: la gente non riesce a tenere in casa gli scarti organici che in questa stagione vanno rapidamente in putrefazione. Il risultato è la formazione di maleodoranti isole di putridume. La cosa più aberrante è che avviene su strade di grande passaggio, meno su quelle secondarie, una per tutte proprio su via di Casal dei Pazzi. Ma di esempi se ne possono fare diversi come a via Vittorio Valletta dove, però, non mancano anche gli incivili che accanto ai cassonetti buttano mobili e materassi. Questa strada è anche esempio, insieme ad altre, di come i marciapiedi siano spesso impercorribili, dissestati e invasi di vegetazione. Attraversando la Tiburtina si passa su un altro fronte, una parte dell'abitato che confina direttamente con l'area verde dell'Aniene, spesso popolata da insediamenti abusivi. Una convivenza difficile da sempre e le strade ne portano i segni, per esempio nei coperchi di tombini rubati e mai più rimpiazzati come a via Pietracamela e strade vicine, anche via Campotosto, una sequenza di reti plastiche arancioni ormai spesso scolorite per segnalare i buchi a terra, tenute su sa pericolosi tondini in metallo arrugginito che puntano verso l'alto con le sommità non coperte dai dovuti tappi-paracolpi in plastica. Cosa sarebbe peggio, finire nel tombino aperto o cadere sul tondino in ferro infilzandosi? Anche qui tanti marciapiedi in abbandono, come a via Rivisondoli, nello slargo fra via Fossacesia e via Ofena, tomba di quello che era uno dei nuclei storici del piccolo commercio locale, tradizionali negozi ormai chiusi e decadenza ovunque. Fiorisce solo il locale per spettacoli sexy su via Lanciano.

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