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La passione di Bach sfida il ritmo del Barocco

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Lorenzo TozziAntonio Pappano non è nuovo alle grandi imprese. Ama le grandi architetture sonore, le partiture complesse, le opere monumentali. Questa volta (oggi alle 18 in Sala S. Cecilia con...

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Antonio Pappano non è nuovo alle grandi imprese. Ama le grandi architetture sonore, le partiture complesse, le opere monumentali. Questa volta (oggi alle 18 in Sala S. Cecilia con repliche lunedì e martedì) si cimenta per la prima volta con uno dei capolavori della musica barocca, quella «Passione secondo Matteo» BWV 244 di Johann Sebastian Bach che è una delle vette non solo della musica protestante, ma della musica sacra di tutti i tempi. Composta intorno al 1729 e riscoperta solo un secolo dopo a Berlino in una esecuzione antologica «aggiustata» da Mendelssohn, la Passio bachiana rivela tratti spettacolari, quasi da moderna sequenza cinematografica per la sua capacità di evocazione drammatica e narrativa. Quasi una evidenza teatrale come una Sacra rappresentazione sonora della Passione e morte di Cristo, ovvero il dramma che ha sconvolto e salvato il mondo. Una raffigurazione più epica che umana, più straordinariamente magniloquente che intima, che è al contempo una summa compositiva degli stili musicali dell'epoca, da quello «antiquus» a quello moderno del barocco. In una ricca sequela di recitativi, arie, cori e corali (questi ultimi di diretta ascendenza musicale luterana) Bach racconta la storia drammatica del Figlio di Dio, flagellato, insultato, crocifisso, tradito dai suoi stessi discepoli (il triplice diniego di Pietro) e abbandonato persino dal Padre. La voce narrante dell'Evangelista apparentemente distaccata e oggettiva si traduce nelle arie e nelle pagine corali in accorate perorazioni e in condivise riflessioni mistiche da parte dei fedeli che rivestono il doppio ruolo di carnefici e di vittime. Magistrale ad esempio l'abilità di Bach di raffigurare la folla amorfa in diverse sfaccettature. Più che le implicazioni teologiche e dottrinali Bach sembra qui attratto dal pathos della vicenda a tinte fortemente drammatiche, delineata letterariamente da Picander (pseudonimo del poeta Christian Friedrich Henrici) e desunta dal Vangelo ma anche da rielaborazione di altre fonti. L'esecuzione ceciliana si avvale di un cast vocale selezionato di cui fanno parte specialisti riconosciuti come il soprano Sally Matthews, il contralto Ann Hallenberg, il tenore Andrews Staples (Evangelista) e il basso Matthias Goerne (Cristo). Grande spazio è riservato naturalmente al coro, addestrato da Ciro Visco.

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