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Valentina Conti Vuoto il pronto soccorso ortopedico, così come il punto di pronto intervento medico: un barellista sposta le brandine, li ordina in fila e chiude la porta.

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Diambulanze nemmeno l'ombra. La sala gessi, in cui si realizzano anche bendaggi e quant'altro, è deserta. I pochi infermieri gironzolano per il corridoio. Nel reparto di ortopedia, al quarto piano, tanti letti vuoti: la maggior parte dei pazienti sono stati chiamati dalle liste d'attesa, visto che di disponibilità ce n'era eccome. Non arrivano più i fax di altri ospedali, così come da prassi consolidata, con le richieste di posti letto. Alle 16 di ieri il Cto di Garbatella sembrava un ospedale fantasma. In periodo di caos e di allarme per ambulanze ferme in varie strutture della città, un baratro la differenza con i pronto soccorso di ospedali vicini che esplodono, come quelli del San Giovanni o del Sant'Eugenio. Niente piazzetta, niente stanzoni di attesa. Di pazienti non ne arrivano praticamente più: nelle ultime settimane sono diminuiti gli accessi complessivi ai pronto soccorso del centro di oltre il 28%. Sfiorano a mala pena i 600, di cui solo il 5% viene ricoverato. Ieri si è toccato l'apice della desolazione: di fratturati in ambulanza o con mezzi propri non ne è arrivato nemmeno uno. «Ieri l'altro – denuncia Vincenzo Pace, ambulanziere - la centrale operativa dell'Ares 118 ha contattato la postazione qui in ospedale perché c'era da effettuare un intervento per un ragazzo con la spalla rotta a Torrino. Dalla centrale è stato espressamente detto agli autisti di portarlo al San Camillo e non al Cto, nonostante la distanza fosse notevole. Qui ormai non portano più nessuno». I commenti degli operatori parlano tutti la stessa lingua: «Il Cto è stato escluso dalla rete del 118, hanno iniziato mesi fa e ora è l'ecatombe. Al pronto soccorso generale non portano volutamente più nessuno. Dopo la storia dei tagli di Bondi pensano che l'ospedale sia chiuso»; «Per non parlare della espressa volontà di cancellarci per fare gli interessi di altri: sembra quasi che vogliano togliere il Cto dalla rete ospedaliera», dicono. I dati confermano le preoccupazioni degli addetti ai lavori: dai 2.607 pazienti arrivati al Punto di primo intervento nell'ottobre 2012, di cui 2.359 (il 90,5%) giunti in autonomia e il 4,4% in ambulanza, si è passati a un calo notevole nei mesi a seguire dell'anno appena trascorso. 2.411 a novembre, il 92% dei quali arrivati spontaneamente e il 4,5% (109) in ambulanza. Fino a dicembre, in cui si è scesi ancora più giù: 2.100 in totale, 1.903 gli autonomi (il 90,6%) e 120 (il 5,7%) giunti in ambulanza. Un decremento nei mesi dell'oltre 40%. Il trend si è replicato anche nei primi giorni di gennaio, con punte in giorni feriali come ieri. Un volantino affisso dovunque al piano terra a firma «personale e cittadini» recita: «Perché non denunciamo alla Procura il blocco delle ambulanze al Cto?». In bacheca ce n'è pure un altro simbolicamente firmato da un ragazzo che ha perso la vita in moto perché l'ambulanza ha scelto «il giro più lungo»: un fatto realmente accaduto. Medici e personale paramedico rimarcano sul messaggio da veicolare ai cittadini: «Il Cto è simbolicamente occupato, ma funzionante h24, notte compresa. E continuano gli interventi di alta specialità, pure nei casi di urgenza. Stiamo pagando, tra le altre cose, lo scotto dei media che hanno amplificato la chiusura del nostro centro in mezzo al discorso tagli. Vorremmo far capire a tutti che non è così. L'ospedale viene sottoutilizzato». E la mobilitazione non si ferma. Per la campagna elettorale dei candidati della lista «Salviamo la sanità laziale», decisa nell'ultima assemblea, così come anticipato da Il Tempo, i dipendenti si autotasseranno per l'acquisto di materiali. Il 16, ci sarà un incontro con gli artisti del Teatro Valle. Per tutelare l'ospedale, si sta vagliando, inoltre, l'ipotesi di dare mandato ad alcuni legali di verificare se tutte le riduzioni transitorie effettuate (di reparti, servizi, posti letto), ancora in atto, debbano continuare ad essere tali.

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