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La Finanza: la cupola mafiosa c'è

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I boss autorizzano ascesa di malavitosi e affari. E decidono la tregua

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Darebbeil via libera ai traffici di droga, a chi vuole diventare un pesce grosso e interviene quando si spara troppo in città. Il sipario sulla malavita romana è stato strappato ieri durante l'illustrazione dei risultati dell'operazione «Little Jack», del Gico della Guardia di finanza del Nucleo di polizia tributaria del colonnello Cosimo Di Gesù, con la regia della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma diretta da Giuseppe Pignatone e il coordinamento del procuratore aggiunto Maria Monteleone. Dieci gli arresti, tre le regioni coinvolte:Lazio, Campania e Abruzzo. I clan di cui si fa menzione: i Casalesi campani e i Gallace-Novella della 'ndrangheta calabrese, entrambi radicati a Nettuno. Un mercato illecito che arriva fino alla sanguinaria Scampia, periferia di Napoli. I nomi tirati in ballo sono quelli di Romano Micconi, 45 anni, e Gennaro Magrì, di 36. I finanzieri accusano i due di essere a capo di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di droga. Il primo attivo in Abruzzo, nella zona del Chietino, specializzato nel traffico di hashish. Il secondo a Roma, nella zona di Tor Bella Monaca, venditore di cocaina assieme ai suoi sodali. Micconi non è nuovo di Roma. Abitava al Laurentino. È descritto come un malavitoso già arrestato nel novembre scorso per tentata rapina a una banca nel Pescarese. Sarebbe vicino alla destra politica e tifoso di calcio legato agli ultras giallorossi. La droga l'avrebbe comprata a Tor Bella Monaca attraverso intermediari per l'acquisto e corrieri per il trasporto. Il caso di Gennaro Magrì, campano, è più articolato. I militari del colonnello del Gico, Gerardo Mastrodomenico, sono arrivati a lui passando al setaccio i contatti di Micconi. Soprattutto quello di Valerio Giacomelli, di Nettuno. I rapporti di polizia lo citano vicino ai Gallace-Novella. Due cognomi saliti alla ribalta nell'operazione «Sfinge» del maggio 2010. In galera finirono Maria Rosaria Schiavone, figlia di Carmine, boss pentito dei Casalesi. Il marito Pasquale Noviello e il padre di questi, accusato di riciclare i soldi dei calabresi con base a Nettuno. Attraverso l'agenda di Giacomelli è emersa la figura di Magrì. La sua base è a Tor Bella Monaca. È lì che spaccerebbe. La cocaina, però, verrebbe da Scampia. È nel quartiere napoletano che Magrì avrebbe i suoi referenti. Ed è dalla periferia partenopea che partirebbero i carichi di droga. Mezzo chilo sequestrata a un corriere nella zona di Torraccio di Torrenova. I finanzieri sono andati oltre. Sospettano che la storia conduca a un piano superiore. Roma è una piazza ricca, per spacciare droga e riciclare denaro sporco. È una piazza criminale libera. Ma fino a un certo punto, questo è la tesi da accertare. Andare oltre, infatti, vuol dire trovare la mafia vera e dover accordarsi con i criminali di altra pericolosità. Una storia che finora era stata sempre negata.

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