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Imprese edili strozzate dagli enti locali

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Negli ultimi quattro anni chiuse 2.800 aziende. L'Ance: non ce la facciamo più

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Leimprese edili di Roma e del Lazio sono creditrici di una cifra enorme nei confronti dell'amministrazione pubblica. Comuni, province e Regione hanno praticamente bloccato da oltre due anni i pagamenti di opere già realizzate, determinando una crisi senza precedenti che sta mettendo in ginocchio il settore. Lanciano per la prima volta insieme un grido d'allarme all'indirizzo delle istituzioni le sei associazioni dei costruttori edili della regione - Acer Roma, Ance Latina, Ance Frosinone, Ance Rieti e Ance Viterbo - in quella che dovrebbe essere una conferenza di fine anno per scambiarsi gli auguri ma che diventa l'occasione per fare luce su una situazione a dir poco drammatica attraversata da uno dei settori più importanti dell'economia regionale. Se la situazione dei pagamenti non dovesse sbloccarsi al più presto, non solo le associazioni prevedono il fallimento di altre migliaia di imprese ma si assisterà, impotenti, al blocco di numerose opere pubbliche tra le quali strade, edifici scolastici e residenziali. Intanto la pausa natalizia potrebbe decretare la morte di altre centinaia di imprese di Roma e del Lazio, che si vanno ad aggiungere alle 2.800 già chiuse dal 2009 ad oggi. Chiusure che hanno portato e che porteranno alla messa in mobilità di migliaia di operai. «Le imprese non possono più andare avanti senza essere pagate», tuona Stefano Petrucci, presidente di Ance Lazio. Il 2012 è stato l'anno peggiore. Ai mancati pagamenti si è aggiunta la stretta creditizia delle banche, che sempre più difficilmente concedono prestiti e quando lo fanno rivogliono indietro nei tempi stabiliti i loro soldi. Il risultato è che le imprese portano a termine i lavori richiesti, sperando di ottenere prima o poi quanto è loro dovuto, si indebitano per pagare gli stipendi al personale e quando la banca viene a bussare alla loro porta sono costrette a dichiarare fallimento. «I crediti che le imprese edili vantano nei confronti delle diverse committenze pubbliche nel Lazio sono ormai prossime al miliardo di euro - continua Petrucci - si tratta di una cifra enorme che manca al sistema economico». Per questo, incalza il presidente dell'Acer Eugenio Batelli,«non possiamo più assicurare la realizzazione di opere pubbliche o interventi di riqualificazione con la conseguenza che a rimetterci saranno i cittadini». Le associazioni accusano la politica di essere indifferente. «Ai prossimi candidati alle regionali - continua Petrucci - non potremo che chiedere di sbloccare immediatamente la situazione dei pagamenti. Vogliamo soltanto quanto ci è dovuto». Altra possibile soluzione al problema potrebbe essere la compensazione fiscale. Continua Petrucci: «Se ci sono 100 euro di debito fiscale e 100 di credito, perché non compensarle? Il paradosso, invece, è stato quello di chiedere il pagamento dell'Imu su case o fabbricati anche a quegli imprenditori che vantano crediti nei confronti dell'amministrazione pubblica». Ma il sistema, evidentemente consolidato, va avanti. Denuncia il presidente Ance Lazio: «L'Astral, che ha accumulato debiti con le imprese per oltre 50 milioni per opere realizzate e mai pagate, ha avviato una procedura per ricevere offerte per opere di 2 milioni riguardanti la riqualificazione di un tratto della Tiburtina. Ho chiesto al presidente Luzzi di sospendere le procedure per la realizzazione di quest'opera perché ritengo dannoso attivare nuove iniziative senza le dovute certezze economiche».

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