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«Siamo disposti a soccombere ma solo se ci dimostrano che siamo i peggiori».

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Pretendonodi «misurarsi con gli altri» su «numeri» e «qualità». Contestano i «tagli senza criterio», decisi «forse per favorire strutture ben più protette di noi. E non sulla base del merito e dei risultati». Numeri alla mano. «Il governo punta tanto sulla meritocrazia e sulla trasparenza ma evidentemente solo a parole» dice il prof. Massimo Santini, direttore del Dipartimento cardiovascolare e primario cardiologo. «Il 50% dei nostri pazienti sono di zona - continua Santini - l'altra metà viene da fuori. Il San Filippo è un ospedale di alta specialità, non abbiamo problemi a confrontarci con i dati degli altri». Numeri. E di qualità. «In un anno Cardiochirurgia ha fatto più di 500 interventi con una mortalità più che accettabile negli standard, un volume maggiore del Gemelli e del Sant'Andrea e fa interventi unici in Italia: la chirurgia ibrida delle aritmie». Eccellenza anche Neurochirurgia. «Lavora quasi il doppio del Sant'Andrea e fa interventi di qualità: opera più cervello che colonna vertebrale». E se ci sono ospedali efficienti «è anche ora di coinvolgerli in una parte dell'insegnamento universitario» auspica il primario che ricorda che «questo era nelle intenzioni del ministro». «Sono cose che si fanno nelle democrazie» concorda Ciro Campanella, direttore del reparto di Cardiochirurgia, un posto a concorso vinto un anno e mezzo fa. Anche lui coi numeri alla mano. «Abbiamo triplicato gli interventi, dimezzato di due terzi la mortalità e diminuiti i costi a meno della metà: prima di me un intervento sulle coronarie costava 9.600 euro, adesso 3.400, un terzo in meno, e questo perché gli interventi oggi si fanno a cuore battente». E poi non si va più sotto i ferri due volte. «Non si devono più riaprire gli ammalati per sanguinamento post operatorio, e registriamo quasi la scomparsa delle infezioni. Alcuni ammalati vengono svegliati sul tavolo operatorio per cui ogni giorno in meno in terapia intensiva si risparmiano 1.600 euro al dì. Io che ho lavorato a Edimburgo ho imparato a pianificare le spese, e aumentando il benessere del paziente». E allora perché questi tagli? «Indipendentemente dalla qualità, non vogliono toccare i policlinici universitari» è la risposta nel tamtam. «Il Gemelli sta per avere il rinnovo della convenzione per 1.200 letti». La proposta dei medici del San Filippo è di «selezionare le branche in cui sono eccellenti» e «convenzionare solo quelle». Siamo alla "guerra tra poveri"? Per Alessandra Mirri, capo dipartimento dei Servizi e direttore della Radioterapia il servizio sanitario regionale «è nato senza programmazione e paga il fatto di avere 5 università, cosa che non si vede neanche a New York». Un sistema in cui gli ospedali sono sorti quasi per gemmazione, che deve essere riorganizzato, ma non può subire l'amputazione «di eccellenze messe in piedi con anni di lavoro e investimenti. E soprattutto - conclude - senza criterio». Intanto il San Filippo è nel caos, con infermieri e medici che hanno occupato la direzione sanitaria e tutto il primo piano, e i pazienti spaventatissimi all'idea che siano tagliati i servizi e interrotte le cure. «Le notizie che arrivano hanno allarmato i pazienti - conferma Mirri - che entrano in ospedale e vedono gli operatori protestare, con striscioni e cartelli, e temono la chiusura del servizio cui si rivolgono. I primi a essere sconcerati siamo noi che ci opponiamo a queste "chiusure annunciate", anche perché a "cadere" dovrebbero essere alte specialità chirurgiche che fanno parte di filiere di servizi ben concatenate. Così vengono mozzati in modo irrazionale interi team il cui lavoro è stato, oltre tutto, finanziato anche con l'acquisto di attrezzature costose. Per dire, senza cardiochirurgia il cardiovascolare è decapitato».

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