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Ma i vigili urbani, a cosa servono?

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Proprio ieri il vicesindaco Sveva Belviso, dal palco degli stati generali del welfare, ha evocato lo spettro di tagli all'assistenza sociale per 25mila persone. Non è una novità che le casse del Campidoglio siano al verde, ormai è una questione cronica. Dopo l'Sos del sindaco dei mesi scorsi sulla difficoltà del Comune addirittura nel pagare gli stipendi ai suoi dipendenti, a ottobre potrebbero rimanere senza assistenza domiciliare i malati di Aids o ancora, per il prossimo inverno, potrebbero non esserci risorse per far scattare il «piano freddo». Davanti a questo scenario terzomondista (la speranza è che l'allarme sia un tantino esagerato per far sentire ancora più in colpa il governo Monti), il Campidoglio ha pensato bene di spendere 200mila euro per installare telecamere di sorveglianza ultramoderne, nasi elettronici in grado di fiutare addirittura l'alcol evaporato da una bottiglia di birra rotta o l'odore di una canna fumata in piazzetta. E non solo. Il Comune ha intenzione di replicare il progetto in altre 4 piazze della movida, e cioè di spendere in totale un milione di euro. Ma i vigili urbani, che ci stanno a fare? Una volta bastava la divisa e «zitti, boni, fermi che ce buca er pallone». Che è successo? Sono solo cambiati i tempi o la divisa ha perso il suo fascino? C'è poi un altro aspetto della questione «movida». Nel 2011 il corpo dei vigili urbani ha macinato qualcosa come 852mila ore di straordinari, per pagare i quali sono stati sborsati 14 milioni di euro, di cui 3 solo per i servizi notturni. E quest'anno si replica. Possibile che servano videocamere da 10mila euro per tenere a bada i ragazzi scatenati delle notti romane? O forse non sarà che pure i vigili sono male organizzati, con uno schema antiquato del 1940, totalmente inefficace per affrontare la movida selvaggia? Probabilmente è così, visto che anche le ordinanze anti-alcol, checché ne dica il Campidoglio senza mai tirar fuori uno straccio di dossier che ne comprovi la bontà, non sono servite a nulla se non a dare il contentino ai potentissimi comitati dei residenti del Centro. E tra pochi giorni, senza neppure aver provato a sentire le ragioni degli esercenti, che la movida la vivono in trincea, si replica. Il delegato del sindaco al Centro storico Dino Gasperini sta per firmare un nuovo regolamento temporaneo che danneggerà i commercianti proprio nel mese più redditizio. E loro non avranno nemmeno il tempo tecnico per fare ricorso al Tar, che non potrà esprimersi prima di tre settimane. Un colpo basso e immotivato da parte del Campidoglio, mandato già al tappeto un mese fa dagli esercenti con una mossa più che regolare.  

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