Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Salvi tavoli e sedie all'aperto I giudici bocciano il Comune

I tavolini all'aperto dei ristoranti di piazza Navona, Roma

  • a
  • a
  • a

I quattro locali di piazza Santa Maria in Trastevere potranno rimanere ad occupare la piazza con tavolini e sedie senza doversi adeguare al piano di massima occupabilità del 2006. In sostanza, ognuno con il suo «vecchio» titolo concessorio che nel caso, ad esempio, del noto ristorante Galeassi, c'è praticamente da sempre. A stabilirlo è il Consiglio di Stato, chiamato in causa nel 2007 dagli esercenti che si sono immediatamente opposti, presentando un ricorso straordinario collettivo, alla revoca della osp per non essersi adeguati al piano del Comune, giudicato dai proprietari dei locali decisamente peggiorativo nei loro confronti. Ora gli esercenti del ristorante Sabatini, Galeassi, del locale Caffé delle Arance e del Caffé Di Marzio, potranno dormire sonni tranquilli almeno fino a quando sarà pronta la nuova delibera che riguarda Santa Maria in Trastevere e che in sostanza ricalca quella del 2006, seppur con qualche modifica. C'è già però chi è pronto a scommettere che la decisione del Consiglio di Stato potrebbe costituire un importante precedente, per la stessa piazza, certo, ma anche per le altre storiche, ad esempio piazza Navona, interessate dai nuovi pmo del Comune, che prevedono un taglio imponente degli spazi per mettere tavolini e sedie all'aperto. I giudici hanno accolto il ricorso degli esercenti di Santa Maria in Trastevere, annullando tutti i provvedimenti impugnati. Tra i quali anche quello del I Municipio che nel 2009 intimava loro di adeguarsi al piano pena la rimozione di sedie e tavoli. La motivazione del Consiglio di Stato è destinata sicuramente a far discutere. Prima di tutto viene scritto a chiare lettere nella sentenza che «il diretto interessato deve essere informato del provvedimento che lo riguarda», cosa che, evidentemente, non è avvenuta per Santa Maria in Trastevere. E poi, questo uno dei passaggi fondamentali, «se è vero che l'amministrazione comunale ha il potere di revocare l'occupazione di suolo pubblico, deve motivare questa decisione giustificandone con esauriente contezza il sacrificio imposto all'interesse privato». Anni di battaglie legali fanno tirare un sospiro di sollievo a Luca Giovarruscio, l'avvocato che difende gli interessi di Galeassi. «Voglio innanzitutto ringraziare il mio collega Corrado Marrone, che ha seguito il ricorso fin dall'inizio. Oggi con questa risposta del Consiglio di Stato possiamo dichiarare chiusa la questione». Piuttosto ingarbugliata, per la verità. Galeassi, infatti, in base al «vecchio» piano del 2006 avrebbe dovuto avanzare di circa sette metri rispetto all'attuale occupazione per permettere, come da parere della Sovrintendenza, l'estensione completa di via della Lungaretta. «Una decisione assurda – continua Giovarruscio – se anche il ristorante avesse voluto adeguarsi a questo piano non capisco proprio come avrebbe potuto farlo, con tutti i problemi che ne sarebbero scaturiti una volta effettivamente avanzati a ridosso della fontana». Pericolo che comunque, almeno per ora, appare scongiurato. Guardando le cartine del nuovo piano di Santa Maria in Trastevere, infatti, il ristorante è addossato alla parete, come è oggi, anche se con più della metà dell'occupazione ridotta. Soddisfatto della sentenza Maurizio Forliti, vicepresidente della commissione commercio del I Municipio, che sta portando avanti una battaglia per difendere gli interessi degli esercenti. «La sentenza ci dà ragione: non si possono ridurre in questo modo le occupazioni senza validi motivi».

Dai blog