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Ora si teme vendetta. Protetto il gioielliere

Il cadavere del bandito freddato dal gioielliere

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Ora si aggira lo spettro della vendetta della mala. E si apre la caccia al presunto quarto uomo. Sono i due orizzonti su cui è rivolta l'attenzione della Squadra mobile, degli uomini della sezione antirapina guidati da Andrea Di Giannantonio dopo la tentata rapina dell'altro ieri a Roma, dov'è morto un bandito e altri due sono rimasti feriti. Il primo, la vendetta, è un timore lontano, un'eventualità tenuta sotto controllo con servizi di prevenzione. Il secondo, il basista, è un sospetto robusto. Chi ha informato la banda di rapinatori, Angelo Angelotti (deceduto), Giulio Valente e Stefano Pompili, rispettivamente di 62, 44 e 52 anni? Chi ha detto loro del viaggio che volevano fare l'altra mattina alle 5 i due gioiellieri e fratelli Andrea e Luca Polimadei, vittime dell'agguato a Spinaceto, a largo Guido Buzzelli? Volevano prendere l'aereo e volare alla fiera del gioiello a Monaco di Baviera, in Germania. Chi ha informato i tre malviventi dei 70 mila euro di campionario che i due avevano in valigetta, nell'auto Toyota che avrebbero parcheggiato all'aeroporto di Fiumicino? Domande che tengono in piedi la figura di un complice, vicino ai Polimadei ma pure ai rapinatori, ai quali avrebbe riferito giorno, orario e spostamenti delle vittime. Invece, il pericolo di eventuali rappresaglie non è evidente, non ci sono indizi che facciano pensare al regolamento di conti in vista. Ma il bandito morto e gli altri due feriti dall'orefice ed ex parà Andrea Polimadei, 36 anni, è un finale che può alimentare la voglia di fargliela pagare. Il fratello Luca, 31 anni, l'altro gioielliere che era in auto con Andrea, raggiunto da un colpo di pistola all'indice della mano destra, è ricoverato all'ospedale San Camillo, stesso nosocomio dove si trova Stefano Pompili, uno dei tre dello sciagurato commando che ha agito armato e a volto coperto. Lui era con Giulio Valente, ricoverato in Rianimazione al Cto della Garbatella, ferito alla gola, e Angelo Angelotti, colpito a morte da tre proiettili, crollato a terra davanti alla villa di Andrea Polimadei, dietro la Toyota speronata con un furgone Citroen rubato a novembre scorso, furto denunciato ai carabinieri della stazione di Nerola. Pompili e Valente sono stati arrestati con le accuse di tentata rapina, tentato omicidio, ricettazione e porto abusivo di armi. Entrambi sono piantonati dalla polizia. Un servizio discreto di protezione, di vigilanza, è stato organizzato invece per Luca Polimadei, su un letto d'ospedale con un dito maciullato e fasciato. È stato affidato ad alcuni agenti in borghese del Commissariato Monteverde. Il dirigente Mario Viola ha messo su una squadra di sei-sette persone in abiti civili, sguinzagliati al San Camillo. È difficile immaginare che un killer si intrufoli nel reparto ed esegua il piano criminoso. Ma i rischi si evitano prevenendoli. Chi a ridotto Luca Polimadei in quelle condizioni? Forse è stato il fratello Andrea. Mentre sparava ai bersagli mobili di quel poligono improvvisato potrebbe aver colpito il fratello mentre si portava le mani alla testa, per ripararsi da quelle scene di guerriglia urbana.

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