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Acea e holding fanno disertare l'aula

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Lunedì si apre il dibattito sulle municipalizzate

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Enon si tratta di problemi secondari. Perché a guardare con ben poca convinzione alla delibera che rivoluziona l'assetto delle aziende capitoline non è solo l'opposizione, che ha promesso una battaglia senza precedenti, ma anche parte dei consiglieri del Pdl. Quanto accaduto giovedì con l'apertura della sessione di bilancio praticamente deserta è solo il segno più evidente che qualcosa deve essere messo a punto all'interno del gruppo capitolino. Un lavoro che andrà fatto nel fine settimana: la delibera per la costituzione della maxi cabina di regia per la gestione delle municipalizzate, arriverà in aula lunedì. Al di là della bontà del principio della holding, condivisa, le rimostranze di qualche autorevole consigliere di maggioranza sono rivolte alla composizione del consiglio di amministrazione. In particolare, ma non solo, la partecipazione attiva ai vertici aziendali dei rappresentanti sindacali. Ma se sulla composizione della nuova holding non sarà difficile trovare un punto di accordo, la vicenda Acea è ben più complessa. La vendita del 21% dell'azienda leader del Campidoglio, nel momento in cui il titolo in borsa è sceso di molto, non convince nessuno. Anche se, è bene precisare, la legge impone agli enti locali di scendere al di sotto della quota di maggioranza. I tempi però non sono così «stretti» e politicamente la carta Acea può essere un boomerang elettorale. Per questo più di un consigliere mal sopporta di metterci la faccia. I tempi dettati dal decreto Ronchi indicano nel giugno 2013 la cessione delle quote maggioritarie e dunque all'ente locale di scendere almeno al 40% (e al 30 entro il 2015). Perché non lasciare al dopo elezioni un patata fin troppo bollente? Intanto il clima si scalda. A pensarci ieri il capogruppo Pd, Marroni: «Dopo le indiscrezioni sull'indisponibilità della Cassa Depositi e Prestiti di acquisire quote Acea viene alla luce l'ennesima bugia di Alemanno. Aumentano quindi le ombre sull'infausto progetto del sindaco di svendere il patrimonio aziendale comunale». Replica il presidente della commissione Bilancio, Federico Guidi: «La sinistra più ipocrita e smemorata che ci sia dovrebbe ben sapere che oggi Roma è proprietaria solo del 51% di Acea perché la cessione delle quote è iniziata proprio con le giunte passate. Peraltro, senza che alcuna legge obbligasse chi ci ha preceduto ad alienare il 49% delle azioni». Il dibattito in aula non sarà noioso.

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