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La denuncia dei Bernabei sei mesi in un cassetto

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La famiglia Berbabei ha dovuto aspettare 6 mesi prima di ricevere una risposta del Campidoglio all'sos lanciato il 20 giugno del 2011. I fratelli hanno dovuto attendere fino al 16 gennaio. Ma nella comunicazione dell'amministrazione non si farebbe riferimento all'episodio delle mazzette per il quale sono stati indagati 5 vigili urbani e un geometra. Eppure Silvio Bernabei, fratello di Paolo, nelle due copie dello stesso esposto indirizzato al Comandante della Polizia municipale Angelo Giuliani e al sindaco Gianni Alemanno, aveva descritto dettagliatamente cosa era accaduto in via della Luce dal 2009 al 2011. Aveva poi descritto le intimidazioni, le vessazioni subite per anni sotto forma di multe a raffica e richieste di denaro. Gli uffici del sindaco, però, a gennaio sembra abbiano registrato solo flebili «lamentele» del signor Bernabei riguardanti episodi più leggeri. La risposta alla famiglia trasteverina è indirizzata anche al capo dei vigili. Una segnalazione evidentemente inutile dopo 6 mesi. Ma potrebbero esserci dei ritardi anche sull'operato della stessa Municipale che, come il Campidoglio, aveva ricevuto l'esposto il 20 giugno. La Procura vorrebbe infatti vederci chiaro sui tempi di reazione della polizia giudiziaria dei vigili urbani, che, ricordiamo, ha 180 giorni per informare i magistrati. Le indagini potrebbero essere partite troppo tardi riducendo così le possibilità di reperire prove utili al lavoro dei pm. Va ricordato inoltre che l'inchiesta, prima affidata dal procuratore aggiunto Alberto Caperna al pubblico ministero Antonio Calaresu, poco più di un mese dopo è stata assegnata alla collega Laura Condemi, specializzata in reati contro la pubblica amministrazione. Ma è lo scollamento tra la Municipale e il Campidoglio a far riflettere. I Bernabei sono una famiglia importante, un pezzo di storia del commercio cittadino, ma soprattutto sono da sempre vicini, politicamente, al centrodestra. Come è possibile, dunque, che il Campidoglio non fosse a conoscenza della situazione di invivibilità raccontata nell'esposto da Silvio Bernabei? A riprova della delicatezza della vicenda, vengono le improvvise visite di Alemanno in procura. Due in cinque giorni. Ieri mattina l'ultima chiacchierata con il procuratore reggente Giancarlo Capaldo seguita, nel pomeriggio, dall'incontro fiume tra il pm Laura Condemi, il procuratore aggiunto Caperna e Paolo Bernabei, vittima del raggiro operato dalla «cricca», indagato per abuso edilizio, e grande accusatore. Cosa ha scatenato quindi il sindaco? I ripetuti blitz dei fratelli Bernabei in Campidoglio la scorsa settimana e ancora durante quella precedente, devono aver stimolato l'interesse del primo cittadino. Le visite, secondo indiscrezioni, sarebbero state provocate proprio dalla ritardata risposta degli uffici del sindaco che non avrebbero saputo dell'esistenza dell'esposto inviato da Silvio. E di ciò non sarebbero stati avvisati dal Comando dei vigili. L'ingranaggio tra il Campidoglio e via della Consolazione, insomma, sembra proprio inceppato. La città ne aveva avuto un assaggio l'anno scorso con la storia di D'Artagnan e i «furti» di monetine a Fontana di Trevi. Una figuraccia planetaria che ha fatto traballare l'amministrazione, costretta a trovare un capro espiatorio per salvare la faccia. Tutti sapevano che era impossibile fermare Roberto Cercelletta, che lo scoop delle Iene era solo una bolla di sapone, che l'allora comandante del Primo Gruppo Cesarino Cajoni aveva più volte segnalato al Comandante in capo Angelo Giuliani di avere le mani legate. Sos che non hanno avuto mai risposta e che, nonostante questo, gli sono costati il posto da comandante dei vigili del centro storico, mentre Giuliani ha salvato la poltrona. Questo è solo uno dei motivi dell'attrito tra lui ed Alemanno. La resa dei conti è solo rimandata.

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