Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Sequestro-lampo di un imprenditore "Ho reagito e sono riuscito a fuggire"

Roma, sequestro di persona ai danni di un agente d'affari sventato dai carabinieri in via Genzano

  • a
  • a
  • a

Sequestro-lampo al Tuscolano. Non riuscito per la tenacia dell'agente d'affari, vittima prescelta, e per la prontezza dei carabinieri. Racconta: «Mi hanno spinto verso l'auto, preso a schiaffi, sono riuscito a divincolarmi e a fuggire nel mio negozio. Ma loro hanno insistito, prendendo a calci la vetrina e cercando di entrare». Fino all'arrivo dei militari del Nucleo radiomobile. Poi sono scattate le manette ai polsi di Piero Pilloni, 65 anni - ritenuto la mente del piano, con precedenti per truffa - Giuseppe Risa, di 47 (guai passati per estorsione) e Diego Pescatori, di 40 anni (anche lui noto alle forze dell'ordine). Un quarto componente del gruppo è riuscito a scappare. La storiaccia risale a qualche giorno fa. Pilloni chiama all'agenzia di intermediazione gestita dall'imprenditore. Si trova in via Genzano, strada che non ha l'aspetto di una via-salotto, dove quasi tutti i negozi all'esterno hanno telecamere di sicurezza. L'attività non ha insegna. In apparenza è un locale anonimo. All'interno si capisce subito: è un ufficio accogliente dove chi ha bisogno di avere soldi è entrato nel posto giusto dove parlare con la persona che può procurarli. Al telefono risponde la segretaria. Il signore chiede del titolare che però non c'è. «Mi aveva già cercato tempo addietro - ricorda l'imprenditore - Voleva centomila euro». La segretaria chiama il datore di lavoro, gli riferisce la telefonata ricevendo la comunicazione che lui rientrerà quanto prima. Pilloni aspetta. E insieme con lui i quattro complici a bordo di una Matiz, intestata a uno di loro. Quando l'imprenditore arriva riconosce Pilloni, con una valigietta in mano, che gli dice: «Vieni, vieni con me, seguimi, devo parlarti». Lo porta verso l'auto dalla quale scendono in tre e incalzano: «Su sali, ti conviene, e dai, sali», colpendolo con qualche schiaffo alla nuca. L'agente d'affari capisce tutto. «Ho aspettato il momento giusto - dice - Quando ho visto uno guardarsi attorno e l'altro che si dava da fare per entrare nella Matiz, ho dato una gomitata a uno che mi stava accanto e sono corso in ufficio. Quelli non hanno desistito. Sono arrivati davanti alla porta delle studio chiusa a chiave e hanno cominciato a prenderla a calci. La mia segretaria e i commercianti vicini nel frattempo avevano chiamato i carabinieri. Sono arrivati in un lampo e hanno arrestato tre del gruppo. Uno è riuscito a fuggire. Come conoscevo Pilloni?Tempo fa voleva centomila euro, poi è stato arrestato per truffa. Ma da qui a immaginare che fosse in grado di commettere un sequestro-lampo ce ne passa». È stupita anche la barista: «Quando l'arrestarono piansi. È sempre stato un bonaccione, ero dispiaciuta per lui». «Non so a cosa attribuire questa trasformazione, da truffatore a mente di un sequestro - rifletto l'imprenditore - Lavoro qui da una vita, non ho avuto mai problemi. Con Pilloni no ho mai avuto ruggini e gli altri non li ho mai visti. E poi tutti quei soldi io non li avevo. Hanno sbagliato pure bersaglio».

Dai blog