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Una mozione durissima quella preparata dalla consigliera capitolina del Gruppo Misto-Sel, Maria Gemma Azuni e presentata ieri in Assemblea Capitolina con la firma dei consiglieri Torre (Lista civica Alemanno), Rossin (La Destra), Ferrari, Valerian

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Iriflettori ora si sono accesi anche in Campidoglio. «Da tempo l'Osservatorio Tecinico Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione ha denunciato che Roma è nelle mani della 'Ndragheta e della Camorra, che convivono con la criminalità locale - ricorda la consigliera Azuni - così come le attività privilegiate della malavita organizzata per il riciclaggio di denaro sono quelle di somministrazione di alimenti e bevande nel centro storico. Tutto questo si lega a un aumento esponenziale dell'apertura di esercizi che effettuano proprio la somministrazione di alimenti e bevande». Un fenomeno questo che sta diventando pericolosamente "usuale", basti guardare quanti ex bar o ristoranti nel cuore del centro sono chiusi da mesi proprio per riciclaggio. Eppure sembra che poco accada non solo nel contrasto alla malavita ma anche nel ben più "semplice" rispetto delle regole. «Dai controlli effettuati dalla Polizia municipale infatti è emerso un alto tasso di illegalità che riguarda l'abusivismo delle occupazioni di suolo pubblico - continua la Azuni - con il conseguente difficile recupero delle somme dovute a titolo di indennità e sanzione». E c'è di più. Il fatto che, come denunciato da Il Tempo, ci sia soltanto una persona addetta alle procedure di verifica e sanzione «rischia di rendere il Comune complice inconsapevole di illeciti anche gravi - incalza la Azuni - per questo chiediamo con forza al sindaco con un atto istituzionale di potenziare il personale degli uffici del Commercio, di potenziare gli organi di vigilanza preposti al controllo delle attività commerciali, di istituire un'apposita commissione per snellire, uniformare e semplificare le procedure amministrative». A facilitare una criticità di controllo degli atti legati al complesso mondo del commercio, c'è poi la mancata dematerializzazione dei documenti cartacei. Inserire le procedure su modelli informatici sarebbe la migliore garanzia di trasparenza. A quel punto solo un hacker potrebbe trasformare concessioni illecite in lecite.

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