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Senza casa dopo l'incendio annunciato

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Il racconto dei sopravvissuti: «Le baracche abusive hanno alimentato il rogo»

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Loscheletro annerito di quest'animale, con le zampe all'aria, mentre tenta un'inutile fuga, è il simbolo di un'altra tragedia, quella scampata per un pelo: perché anche le cinque famiglie che abitavano nel palazzo in via dello Scoiattolo - dove ora restano le lamiere contorte delle baracche-magazzino che hanno alimentato il fuoco - avrebbero potuto fare la stessa fine. «Se l'incendio fosse scoppiato di notte, mentre tutti dormivano, il rogo non ci avrebbe dato scampo, saremmo arrostiti anche noi» ne è sicuro Antonio Palombo, 53 anni, che lavora nel cinema come conducente di furgoni per le riprese dei film. L'incendio, invece, è scoppiato in pieno giorno, verso l'ora di pranzo, quando la gente è al lavoro. Ma non tutti erano fuori casa quel maledetto giorno. «C'era mio padre Agabito, che ha 95 anni ed è disabile al cento per cento - racconta Antonio - e per fortuna insieme con lui c'èra mia moglie Elena». La donna è riuscita a mettersi in salvo. E ha salvato anche il suocero. Un attimo prima che il fuoco avvolgesse tutto. «Mia moglie ha fatto in tempo a caricarselo sulle spalle, aiutata da un operaio romeno che lavorava in casa, si sono salvati così». Le fiamme sono state velocissime e feroci, alimentate dalla gigantesca presenza di materiale accatastato da un rigattiere di fronte alla palazzina in via dello Scoiattolo, una laterale di via Prenestina all'altezza del Gra, lambito dal rogo e chiuso al traffico. «Anche i vigili del fuoco hanno confermato che è stato il "carico di fuoco", cioè la presenza di grandi quantità di materiale altamente infiammabile ad alimentare in maniera impressionante quanto veloce l'incendio» spiega Fabrizio Gianni, nominato custode giudiziario dell'area, che è uno dei titolari della proprietà devastata dal rogo. Da 30 anni la sua famiglia è alle prese con gli avvocati per fare piazza pulita. «Ma - continua - anche se abbiamo sempre vinto tutte le cause, non ci siamo mai riusciti». Di queste cinque famiglie rimaste senza casa, sballottate da un albergo ad un altro, non si era mai parlato. «Abbiamo salvato la pelle ma siamo diventati dei senza tetto, abbiamo perso la casa e tutto quello che c'era dentro». E le cronache non avevano registrato ancora che quel terribile incendio era un rogo annunciato. «C'era tantissimo materiale sulla strada che non avrebbe dovuto essere stato lì» accusa Antonio. Un anno fa aveva presentato un denuncia alla Procura della Repubblica, ai Vigili del fuoco e al VII Municipio: «per denunciare lo stato delle cose». Ora c'è un'indagine in corso. «Sarà la magistratura a dire chi ha ragione una volta per tutte» conferma l'avvocato Giuseppe Cavallaro, che ha ricevuto i mandati «per tutelare gli sfollati».

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