
«La sera è l'inferno» E qualcuno pensa a ronde anti spaccio

"Viviamo nel degrado, ci manca tutto dalle strade ai negozi". All'imbrunire basta farsi un giro nelle strade e ci sono bande che spacciano ad ogni angolo, altro che Scampia». A parlare sono Maria, Orietta e Pia, tre anziane abitanti di San Basilio, il quartiere alla periferia di Roma, dove giovedì scorso è stato investito a morte da uno scippatore Ennio Lupparelli, 68 anni. L'episodio è l'ultimo di una serie di fatti di sangue, tra agguati e violenze, che si sono registrati nella Capitale negli ultimi tempi. Stamani, in piazza Recanati, cuore di S.Basilio, si sono riunite alcune centinaia di persone per protestare contro «l'assenza di sicurezza» e qualcuno sarebbe pronto a ripristinare le «ronde anti-spaccio». «Politica sulla sicurezza. Fallita», «Io non ho paura», «Il quartiere si anima», queste alcune delle scritte sui cartelli esposti dai cittadini, insieme alle bandiere di diversi partiti, associazioni e sindacati: Pd, Sel, Cgil, Radici e Cisl. Tanti gli abitanti del quartiere che si dicono «arrabbiati perchè abbandonati dalle istituzioni». «La sera non si può andare in giro - afferma Paolo - ci sono gli spacciatori che ti fermano per sapere chi sei, se sei una guardia. Questa è una polveriera, i cittadini sono lasciati soli. Dopo la morte di Ennio stiamo di nuovo pensando di organizzare le ronde contro lo spaccio, non sarebbe la prima volta ma è l'unica cosa che ci resta da fare». Ma Vincenzo Pasciulli, della Rete delle associazioni San Basilio bene comune, promotrice della manifestazione, precisa: «Non abbiamo mai pensato alle ronde e non le vogliamo. È un'idea lontana dalla nostra cultura». Un'altra anziana ricorda l'investitore di Ennio Lupparelli, ora arrestato per omicidio volontario: «Il suo soprannome era Chicchi, noi l'abbiamo visto crescere nella delinquenza... io ho paura ad uscire per strada, dovremmo metterci dei sampietrini nella borsa». In piazza è intervenuto anche don Stefano, il parroco di San Basilio, che ha proposto un minuto di silenzio per Ennio e per tutte le persone uccise dalla violenza. «La scelta dalla famiglia di donare gli organi - ha detto - è stata una scelta per la vita. La solidarietà, il volontariato e il non compromesso con il male erano le principali caratteristiche di Ennio, che forse lo hanno condotto anche alla morte». Red. Cro.
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