Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Certe cose te le aspetti a San Basilio»

default_image

  • a
  • a
  • a

Benedettoquell'acquazzone che non l'ha fatta scendere». Il signor Roberto riassume il pensiero di molti. Quel «ci potevo andare di mezzo anch'io» è sulla bocca della maggior parte dei residenti di un rione, Prati, che si è risvegliato sgomento, inaspettatamente macchiato dal sangue di un omicidio «troppo cruento per una zona residenziale come questa». Chi va al lavoro, chi alza le saracinesche del negozio, tutti impegnati nel tran tran di sempre. Indifferenza solo apparente, perché gli sguardi sono puntati sull'incrocio di via Grazioli Lante, su quei due mazzi di fiori lasciati dai familiari della vittima. Davanti ai gigli e alla bandiera della Roma ci si fa il segno della croce, rimbalzano i perché e, soprattutto, si prende confidenza con un dizionario criminale di cui si sarebbe fatto volentieri a meno: «Questa è la malavita organizzata. E noi che pensavamo che il problema fossero gli zingari», allarga le braccia, atterrito, il signor Antonio. «Ho sentito solo gli spari, ma non ho visto nulla - racconta ancora Roberto - Non conosco questa famiglia, dicono non frequentasse molto il quartiere, ma sono sconcertato. Vivo qui da quando avevo 10 anni e non è mai successo niente di simile». Ugualmente sbigottiti Romano e Vittorio: «Non siamo del posto ma siamo venuti a vedere cosa era successo. Non ci sorprende l'omicidio, siamo a Roma, ma che sia successo in Prati sì: qui ci vivono tanti vip, è stato sempre un quartiere tranquillo e a modo. Certe cose te le aspetti a San Basilio, non in Prati». Preoccupati anche i negozianti di via Simone Saint Bon: «Non è più come una volta, quando ci si conosceva tutti – spiega Giancarlo – Rapine e risse sono sempre più frequenti, chi può dire cosa si nasconde dietro a questi episodi? Magari qualcosa di più pericoloso». Solo una timida minoranza tende a smarcare Prati dall'etichetta che la cronaca gli ha cucito addosso, quella di quartiere violento: «Io apro e chiudo il mio negozio ogni giorno, credo che quest'omicidio sia un caso isolato», minimizza Gianna. D'accordo anche Gino, proprietario della storica tappezzeria che si affaccia proprio davanti alla casa della vittima: «Hanno scritto che diventeremo come Scampia, ma non esageriamo. Sono qui dal '60 e non ho mai visto nulla di simile».

Dai blog