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Sagra delle manifestazioni

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A giudicare dai volti infuriati degli automobilisti bloccati dal corteo di turno non sembrerebbe. Ma nella Capitale le manifestazioni sono in netto calo. Meno 14 per cento, secondo i dati della Questura. Una diminuzione in termini assoluti che, però, si accompagna ad un aumento delle proteste non preavvisate, quelle che arrecano maggiori disagi alla città e alla sua circolazione, specialmente se si risolvono in scontri, com'è accaduto il 14 dicembre in occasione del voto di fiducia al governo alla Camera. Cortei, sit-in e presidi vari in forma «abusiva» sono cresciuti del 12 per cento. I periodi di riferimento sono i dieci mesi che vanno dall'agosto 2009 al maggio 2010 e dall'agosto 2010 al mese scorso. I dati sono stati diffusi dal questore Francesco Tagliente durante un vertice che si è svolto ieri a San Vitale. Se nei primi dieci mesi le manifestazioni sono state 2567, negli altri dieci si è scesi a 2189 (378 in meno). Quelle preavvisate sono calate del 17 per cento. Ma perché questa flessione e il concomitante aumento delle proteste «volanti» e non autorizzate? La Questura non offre una chiave di lettura. Non è suo compito. Però è chiaro che il fenomeno ha a che fare con la rigidità del protocollo che regola le manifestazioni. Caratteristica già indicata dal sindaco Alemanno, che ha chiesto più volte al Prefetto, invano, di modificarlo. La maggior parte dei promotori, infatti, spesso non vi aderisce. Ed ecco allora che, non firmandolo, si sentono in diritto di scorazzare dove e quando gli pare, fregandosene di percorsi e carta bollata. Tutto ciò malgrado Tagliente, da quando è salito sulla poltrona più alta di San Vitale, abbia applicato puntualmente e senza eccezioni la sua massima preferita, quella del «doppio binario», cercando così di favorire le iniziative concordate e di «punire» le altre. E usando a tale scopo più l'inchiostro che il manganello. Infatti sono salite le denunce per manifestazioni senza preavviso (più 33%). «Le denunce - ha sottolineato ieri il Questore - sono state uno strumento dissuasivo che ritengo molto più efficace della forza per impedire le manifestazioni». Dall'incontro, al quale hanno preso parte funzionari di Polizia, il comandante dei carabinieri del Gruppo Roma Giuseppe La Gala, che ha sottolineato l'importanza del lavoro di squadra fra le diverse forze di polizia, e il maggiore delle Fiamme Gialle Calogero Scibetta, sono emersi punti di forza e di criticità nella gestione delle proteste di piazza. I primi sono rappresentati dal lavoro informativo della Digos, dalla ricerca di una mediazione con i promotori, dalle denunce come deterrente, dalla pianificazione scientifica della catena di comando e dal tentativo, riuscito (ad esempio bloccando le strade a rischio con i furgoni delle forze dell'ordine), di evitare il più possibile il contatto fra poliziotti e manifestanti. Quelli critici sono la frequenza di eventi contemporanei, l'aumento delle tensioni socio-politico-economiche che hanno riflessi molto negativi sulla gestione della piazza e, appunto, la lievitazione delle proteste non preavvisate. Tutto ciò ha conseguenze gravi anche sull'incolumità di agenti e militari in servizio di ordine pubblico (i feriti nel periodo preso in considerazione sono aumentati di 130 unità) e sul loro impegno. Non per niente al termine dell'incontro di ieri il Questore ha aperto un grande uovo di Pasqua. «Non avevamo ancora avuto tempo», ha scherzato Tagliente.

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