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Affittopoli in Regione. Venti a giudizio

Roma

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Sarebbero almeno venti i rinvii a giudizio per dipendenti e funzionari della Regione Lazio per l'affittopoli denunciata nel 2005 dall'allora assessore al Demanio, Marco Di Stefano. E sì perché, nonostante il clamore degli ultimi giorni su affitti e vendite a prezzi super scontati del Comune di Roma e delle Ipab o ex Gepra regionali, la «spintarella» per ottenere casa di un ente pubblico ha origini ben lontane. «Quando arrivammo al governo della Regione nel 2005 - ricorda Di Stefano - non solo non esistevano regole sulle assegnazioni degli alloggi ma non trovammo neanche un censimento o un inventario del patrimonio regionale». Gli immobili oggetto della verifica erano 320, il 20 per cento in centro storico come ad esempio in via Belsiana e in via della Mercede, derivanti per la maggior parte da enti disciolti e che rientravano nella categoria di edilizia residenziale pubblica. Occupazioni abusive, contenziosi sull'eredità degli enti benefattori e locazioni inquadrate con indennità al posto di canone. «Nel 2005 gli affitti di questi appartamenti portavano nelle casse regionali soltanto 500 mila euro, una somma del tutto insufficiente per pagare l'Ici e la manutenzione. Una situazione talmente confusa - continua l'ex assessore - che denunciammo tutto alla Procura della Repubblica. Quell'indagine si è conclusa proprio di recente e, da ciò che mi risulta, con circa 20 rinvii a giudizio». L'impasse a quel tempo si risolse con una legge proposta dallo stesso Di Stefano e approvata anche dal centrodestra, con la quale si esclusero i 320 appartamenti dalla disciplina dell'Edilizia residenziale pubblica. «Questo ci consentì di ricontrattualizzare gli affitti e - precisa Di Stefano - tramite accordo sindacale, introdurre il canone concordato. Gli appartamenti occupati abusivamente furono sgomberati». Tra questi, ricordiamo anche l'ex moglie di un ex ministro del governo Berlusconi. Le case sgomberate vennero poi assegnate tramite bando sempre a canone concordato ma comunque al miglior offerente. Gli incassi degli affitti salirono così a due milioni di euro. La parola poi passò alla magistratura.

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