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Non c'è più posto

Il gruppo di somali in protesta in piazza del Campidoglio

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I rifugiati somali sgomberati dall'ex ambasciata di via dei Villini dopo lo stupro di venerdì notte alla fine sono finiti nei tre centri comunali per l'emergenza freddo di via Silicella (Torre Maura), del sottopasso Eur-Fermi e di via Torre Branca (Appio Claudio). Un compromesso raggiunto al termine di una domenica di trattative, trascorsa dai rifugiati politici africani in piazza del Campidolio per chiedere al sindaco un alloggio. Una soluzione che non risolve il problema dell'emergenza profughi: Roma è satura. Ieri circa 70 somali sgomberati hanno assediato il Campidoglio dopo aver trascorso la notte all'interno della stazione metro Barberini. Uno di loro si è sentito male nel corso del sit-in. Con trolley, coperte e cuscini erano pronti a trascorrere la notte davanti al Comune. Volevano incontrare Alemanno per ottenere un alloggio. Alla fine li ha ricevuti il delegato alla Sicurezza Giorgio Ciardi: «Abbiamo incontrato quella parte della comunità somala che rispetta le leggi e che vuole realmente integrarsi. Chi delinque deve essere espulso. Domani (oggi ndr) Alemanno sensibilizzerà il governo sul problema dei rifugiati politici perché i sindaci non possono essere lasciati da soli». Alla fine un alloggio è stato trovato: verranno inseriti nel circuito dell'emergenza freddo. Anche se i somali si aspettavano ben altro e continuano a chiedere una soluzione definitiva: «Non siamo barboni». Alcuni dei 25 destinati a Eur-Fermi non hanno accettato di trascorrere la notte nel sottopasso. Oggi i rifugiati politici somali invieranno una lettera a prefetto e governo con le proprie richieste. Anche la portavoce del Consiglio delle Nazioni Unite per i rifugiati politici Laura Boldrini ha chiesto ad Alemanno «una soluzione dignitosa».  Ma Roma è satura e il Campidoglio non ha alcuna competenza in materia. Attualmente i servizi sociali del Comune assistono circa 1.600 rifugiati in 22 strutture spendendo 7,5 milioni (la metà di quanto messo a disposizione del governo). Altri 1.200 attendono invece di poterne usufruire. I tempi d'attesa sono di circa 8 mesi. Insomma, un'eventuale ondata dalla Libia non potrebbe essere assorbita. «A Roma non c'è posto» dice l'assessore comunale alle Politiche sociali Sveva Belviso, che spiega: «Visto l'irrigidimento delle temperature, il Comune mette a disposizione dei somali sgomberati da via dei Villini le strutture del circuito del Piano freddo. L'accoglienza, in via eccezionale, sarà vincolata alla durata delle condizioni climatiche». Ma il problema rimane: in Italia non esiste una legge che disciplina l'accoglienza dei rifugiati politici; non si sa né quale ente debba occuparsene, né chi debba sostenerne i costi. Per questo la Belviso chiede al ministro dell'Interno Maroni un decreto legge ad hoc per tamponare l'emergenza: «Roma non può essere lasciata da sola a fronteggiare l'emergenza. Ci appelliamo a Maroni affinché venga emanato un decreto legge sui rifugiati e sull'accoglienza, che stabilisca competenze specifiche e modalità, che vengano stanziati finanziamenti adeguati e che si agevolino le procedure previste per chi commette reati. Chiediamo che venga disciplinata la presenza dei rifugiati su tutto il territorio nazionale, e non solo nelle grandi città».

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