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Cameriere e rapinatore

Il rapinatore con il casco mentre rapina la farmacia e ripreso dalle telecamere

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Quattro rapine, una al mese a partire dal settembre scorso, sempre nella stessa farmacia in viale Pinturicchio, al Flaminio. E chissà quante volte il malvivente avrà detto buongiorno alla titolare. E già, perché Mario Salvatore Bleve, 46 anni, di Lecce, lavorava in zona come cameriere. Era un insospettabile che si trasformava in rapinatore indossando casco integrale da motociclista, occhiali scuri da sole, stessi jeans, giubbetto, ma non sempre i guanti alle mani, armato di una pistola rivelatasi giocattolo. E così, incrociando le immagini registrate dalle telecamere interne con le impronte che qualche volta il leccese ha lasciato sul registratore di cassa, i carabinieri della Compagnia Trionfale sono arrivati a lui. Durante le irruzioni, Bleve andava spedito: entrava e s'infilava correndo dietro il bancone dove c'è la cassa. Quasi mai è stato rapido: perdeva tempo perché non riusciva ad arraffare il denaro, tanto che in alcuni casi ha dovuto aiutarlo una dipendente. Se tra i clienti c'erano bambini - com'è successo - o qualcuno si sentiva male - com'è accaduto - al rapinatore non interessava. Al massimo, ogni tanto alzava la testa e il braccio armato. «Era lui, sempre lui - dice la titolare - si vedeva, si capiva». Anche la camminata di Bleve è stato un tratto "personale", caratteristica del personaggio. Per i rapinatori le settecento farmacie della capitale sono un bancomat, una cassa dove prelevare denaro contante. La categoria ha pensato a vari rimedi. Il più usato sono le telecamere, molto utili perché filmano il rapinatore e offrono agli investigatori elementi utili per tentare di identificarlo. «Il problema però - spiega il consigliere della Federfarma Roma, Guido Torelli - è la burocrazia. Lo statuto dei lavoratori stabilisce una certa procedura per installare simili sistemi di sicurezza, coivolgendo l'ispettorato del Lavoro, ufficio che ha i suoi tempi. Per noi sono troppo lunghi - continua - per cui bisogna pensare a misure alternative». Torelli prova a suggerirne. «Per esempio - spiega - liberare le vetrine dalla merce e rendere l'interno della farmacia visibile a chi cammina in strada». Un deterrente antirapina a costo zero.

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