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Asili nido troppo cari Mai più quelli comunali

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La miccia Alemanno la accende poco dopo l'ora di pranzo, quando le prime agenzie battono il resoconto dell'intervento del sindaco alla Conferenza Nazionale della Famiglia. Un appuntamento importante per la Capitale che sta sperimentando proprio in questo periodo un nuovo modello di «quoziente familiare» da applicare per sostenere le famiglie più numerose in termini di sgravi fiscali e servizi. Ma l'addio agli asili comunali non era previsto, per questo le parole di Alemanno risultano dirompenti. «Non faremo più asili nido comunali se non in situazioni particolari - afferma il primo cittadino - punteremo tutto nel creare convenzioni con il privato sociale. Un asilo nido comunale costa 13 mila euro l'anno a bambino, esattamente il doppio di quello che costa l'asilo convenzionato, cioè 7 mila euro. Questo significa che noi, anche applicando il principio di sussidiarietà, non faremo più asili comunali. Questo non per risparmiare ma per abbattere le liste d'attesa».   Poi, forse intuendo l'ira dei sindacati, considerato che il nido privato convenzionato non può assumere personale pubblico, lancia la sfida: «Se le rigidità sindacali, per un servizio pubblico, generano dei costi che si scaricano sull'utente e sulla possibilità di creare posti ci deve essere un atteggiamento di responsabilità da parte di tutti». Parole come pietre quelle del sindaco. Tanto che, poco più tardi è l'assessore capitolino alla Scuola, Laura Marsilio a dover correggere il tiro. «Il nido pubblico è un tema che sta a cuore all'Amministrazione e alle parti sociali con lo scopo di offrire più posti nido mantenendo la qualità del servizio. L'asse portante della nostra strategia - continua la Marsilio - che non esclude affatto l'ampliamento dei servizi di nido pubblico comunale, come ha precisato anche il sindaco, è il principio di sussidiarietà. Questo significa interventi pianificati e realizzati non solo per le famiglie ma con le famiglie e con il coinvolgimento dell'associazionismo familiare e delle realtà che operano nel mondo del volontariato e della promozione sociale».   Ma non basta. L'opposizione suona la carica e, nonostante il Pdl faccia quadrato intorno al suo sindaco, non sono pochi i malumori per l'imbarazzo creato dall'annuncio a ciel sereno di Alemanno. E mentre nelle stanze si iniziava a formulare accusa e difesa degli esponenti politici capitolini e regionali, la miccia accesa con gli asili nido dà fuoco alle polveri. «In un momento di crisi non si può dare tutto a tutti, bisogna sporcarci le mani - ammette Alemanno -. Se vogliamo aiutare le famiglie, che sono quelle sposate, vuol dire aumentare le tasse ai single e alle coppie con pochi figli. La questione non riguarda solo le amministrazioni locali ma il governo nazionale. Bisogna sfuggire alla tentazione di voler dare tutto a tutti, e quindi ai gay e ai single, altrimenti non faremo mai politiche familiari. Bisogna concentrarci sulla famiglia della Costituzione formata da un uomo e una donna che fanno figli. Questo - ha aggiunto - non vuol dire però discriminare le altre persone, vuol dire che la difesa dei diritti individuali non sono politiche familiari. Invito Giovanardi e il parlamento a fare già in questa legislatura la riforma del quoziente familiare». Saranno le sirene che arrivano dal Parlamento e che annunciano elezioni anticipate che, se da un parte spingono Alemanno ad affermazioni tanto forti quanto inaspettate, dall'altra scatenano una bagarre con pochi precedenti. Dall'Arcigay all'Italia dei Valori, dal Forum per le Famiglie al sottosegretario alle Politiche familiari, Carlo Giovanardi. Ma nulla avviene per caso. Proprio Giovanardi si è detto d'accordo: «Alemanno ha ragione, va fatta una riforma fiscale per sostenere la famiglia. La famiglia è quella in cui vivono i figli, per aiutare questa bisognerà caricare su altri, su quelli che non accumulano su questo capitale sociale che sono i figli». Sul palco anche il sindaco di Bari, Emiliano che ha avuto uno scontro sul tema proprio con Alemanno e Letizia Moratti. Qualcuno sul palco sussurra: «Se andremo a elezioni vorrà dire che il tema sarà al centro della campagna elettorale». Come dire ad azione, reazione.

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