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L'ultima lezione del capitano Romani

I funerali del tenente Alessandro Romani morto in Afghanistan

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«Un giovane dai grandi ideale, una vita spesa per gli altri, con la partecipazione alle missioni internazionali, sei diventato, senza cercarlo, fiaccola della nostra patria». L'arcivescovo Vincenzo Pelvi, ricorda così il sacrificio di Alessandro Romani, il tenente dei paracadustiti caduto venerdì scorso in un conflitto a fuoco a Farah, in Afghanistan durante i funerali solenni nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. «Prima per il popolo iracheno e poi per quello afgano, sei stato luce di speranza, convinto che la vita di ogni uomo sia un valore non negoziabile - ha aggiunto il religioso -. Alessandro in Afghanistan voleva che gli ordigni non spegnessero più i sogni dei bambini, che le donne non fossero più sfigurate e lapidate, che gli uomini non fossero più legati su pali in attesa della morte, dinnanzi agli occhi dei figli». «Diventiamo alunni davanti alla sua cattedra - ha proseguito - che fa trionfare la luce della solidarietà. Una cattedra questa bara - ha sottolineato - che insegna ad accogliere i più deboli». Alla funzione molti militari e cittadini. Presenti il Capo dello Stato, i presidenti di Camera e Senato, i ministri della Difesa, Gioventù e della PA., il sindaco, il presidente della Provincia, e il governatore del Lazio. Intanto, il tenente Romani, come da prassi, è stato promosso al grado superiore di capitano.

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