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Con i comuni limitrofi servono intese e convenzioni. non fusioni

Mauro Cutrufo

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Nel 1990 il legislatore italiano introdusse nel nostro ordinamento l'ente territoriale città metropolitana. Furono allora previste nove aree metropolitane intorno ai maggiori capoluoghi di regione. Sono trascorsi venti anni e malgrado reiterati tentativi in ambito legislativo, nessuna delle città metropolitane si è mai avvicinata alla fase istitutiva. Le ragioni vanno ricercate negli interessi contrastanti degli enti interessati, regioni, province e soprattutto comuni, ognuno dei quali arroccato in posizione difensiva rispetto alla possibilità di perdere la propria autonomia e identità per fondersi in un gigante metropolitano. Le città metropolitane non hanno sortito miglior sorte in Europa. Neanche a Sarkozy è riuscito il tentativo di costituire la Grande Parigi, a causa dei veti incrociati degli enti interessati. Eppure Parigi è estesa quanto un solo Municipio di Roma. Roma è infatti il comune più esteso d'Europa e da solo costituisce un'area vasta, tanto che la sua superficie è pari alla somma di quella di quattro metropoli mondiali come New York, Barcellona, Il Cairo e Buenos Aires. Istituire dunque la città metropolitana di Roma capitale coincidente con la Provincia di Roma non porterebbe alcun giovamento alla Capitale, mentre creerebbe non poche problematiche. Innanzitutto, il dettato costituzionale prevede Roma capitale della Repubblica. Dato che nel 2001, quando fu modificato l'articolo 114 della Costituzione, l'unico ente esistente con il quale si identificasse Roma era il Comune, far coincidere Roma capitale con l'intera Provincia solleverebbe problemi evidenti di incostituzionalità. Ciò che va inoltre considerato è l'opportunità e la convenienza di creare una provincia capitale. La Provincia di Roma è infatti estesa più di 5000 kmq. La nuova capitale sarebbe quindi grande due volte il Governatorato di Tokyo. Oltre agli evidenti rischi di ingovernabilità di un territorio abnorme e ai prevedibili problemi che il policentrismo decisionale verrebbe a creare, c'è da considerare il fatto che Roma, con l'istituzione della provincia metropolitana capitale, correrebbe il rischio di essere sventrata e dispersa in quindici Municipi, con buona pace della sua unicità. Al contempo, i Comuni provinciali annessi perderebbero la loro autonomia e la loro identità storica, di cui giustamente sono fieri. Inoltre, le tesi a favore della città metropolitana coincidente con la Provincia di Roma, si basano prevalentemente sull'assunto che questa potrebbe risolvere i problemi di interconnessioni funzionali trasportistici e urbanistici tra Roma e la sua Provincia. È indubbio che gran parte dei pendolari della Capitale proviene dalla Provincia (circa 246.000). In realtà, però, questi rappresentano solo il 30% delle persone che ogni giorno arrivano sul territorio romano. Inoltre, il 60% dei pendolari provinciali proviene dai Comuni effettivamente conurbati con Roma, che sono in realtà solo diciotto. Gran parte del resto della Provincia di Roma dista dalla Capitale più delle altre Province laziali. Ciò significa che l'area vasta di Roma è in realtà la Regione Lazio e che problemi funzionali potrebbero essere risolti prevedendo accordi e convenzioni tra il Comune di Roma capitale, la Regione e gli altri Comuni interessati.

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