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Pestato dai bulli. È un barista

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Il bar era la sua famiglia. Ma se non avesse avuto con sé il grembiule perché voleva lavarlo, forse non si saprebbe ancora che l'uomo massacrato lunedì alle tre di notte in via della Magliana era un barista di 63 anni, Ennio, che rincasava dal lavoro. Oggi è al terzo giorno di coma al San Camillo. Quel grembiule marrone a righine bianche della Illy Caffè a Roma ce lo hanno una decina di bar. I carabinieri del maggiore Rino Coppola, comandante della compagnia Eur, che indagano sul pestaggio per rapina e sul mondo delle bande giovanili protagoniste in passato di rapine raid e brutali aggressioni alla Magliana, sono arrivati al bar giusto: l'Antico caffé Santamaria davanti alla basilica di Santa Maria Maggiore. Dietro alla cassa c'era Franco, il titolare. «Sì mi manca un dipendente» ha subito risposto ai militari. Ennio doveva attaccare il turno martedì alle 3 di pomeriggio. Non è mai arrivato. Gli hanno mostrato la foto. Il volto sfigurato dai calci e dai pugni. Ma era Ennio, Franco lo ha riconosciuto, l'uomo esile e piccolino, sempre gentilissimo, col tutore al braccio sinistro.   «Si sono accaniti contro un uomo coi capelli bianchi, che non avrebbe mai risposto ad alcuna provocazione» racconta Franco. Ennio lavorava lì da febbraio, aveva fatto il barman in tutto il mondo. Quando non l'hanno visto arrivare hanno pensato a un malore, era reduce da infarto e ictus. E invece... «Gli hanno fatto una porcata - dice - vittima di ragazzacci cocainomani ma se li becchiamo gli facciamo capire cosa significa essere pestati in sei». Le indagini sono passate al Nucleo investigativo di via Inselci diretto dal colonnello Lorenzo Sabatino, coordinato dal Reparto operativo del colonnello Salvatore Cagnazzo. Ma se Ennio non si riprenderà sarà come cercare un ago nel pagliaio. Il cellulare rubato all'uomo potrebbe dare indizi. Gli hanno lasciato in tasca 60 euro. E ieri un altro pestaggio alla Magliana. Una banda di bengalesi ha picchiato un fruttivendolo connazionale.

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