Morto e ferito sul Gra Il pirata è una donna

Si è costituito il pirata del Grande raccordo anulare, all'altezza dello svincolo Magliana-Ponte Galeria, che l'altra mattina alle 9.30 ha lasciato sull'asfalto un morto e un ferito caduti da una moto Tmax. È una donna di 51 anni, romana. Si chiama Giulia C., denunciata per l'omicidio colposo di Marco Magnani, 48 anni, architetto e padre di tre figli, e l'omissione di soccorso del socio Armando Bruschetto, cinquant'anni, ricoverato al San Camillo con qualche escoriazione, salvato dal casco rimasto agganciato. Ieri alle 13.30, accompagnata dal suo avvocato, la conducente si è presentata al Commissariato Esposizione diretto da Giuseppe Piervirgili. Sotto choc ha raccontato una versione dei fatti che, se vera, ne cambia la prospettiva. E cioè: non sarebbe stata la macchina a urtare bensì la moto. «Stamattina, al telegiornale - ha spiegato la donna i poliziotti - ho sentito quello che è successo: si ricercava un'autovettura di colore rosso, e mi sono presentata. Si diceva una Ibiza ma ho una Mazda 2. Io però non mi sono accorta di niente, ve lo giuro. Mentre ero nella mia auto ho sentito una gran botta nella parte posteriore della carrozzeria. Dallo specchietto ho visto una moto che sbandava con due persone a bordo, poi però non mi sono accorta di niente. Più avanti mi sono anche fermata ma non ho visto nulla». Chiaramente questa è la versione della signora Giulia, una sconvolta operatrice di un'impresa delle pulizie che lavora nelle scuole, residente a Primavalle, senza alcun precedente penale alle spalle, e madre di una figlia. Ma è una storia tutta da verificare. I poliziotti della squadra giudiziaria del Commissariato e gli stessi agenti della Polstrada hanno cominciato da subito. L'auto rossa della signora, la Mazda 2, era parcheggiata sotto casa. Gli investigatori sono andati e hanno notato la botta nella parte posteriore destra, coincidente con le tracce di vernice rossa lasciate sulla parte anteriore della scocca del Tmax.