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Esami notturni alla Sapienza

L'Università la Sapienza

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Non è la prima volta che la protesta universitaria esce dalle aule accademiche: prof che fanno lezioni e svolgono esami open air si sono già visti negli ultimi anni di finanziarie e abbozzi di riforme con tagli alla ricerca, blocchi di turn over ecc. In questa settimana di «assemblee permanenti» negli atenei in lotta contro il ddl Gelmini, la variante-choc è l'iniziativa di alcuni docenti delle facoltà umanistiche della Sapienza (resa pubblica, ieri, con una conferenza stampa) di svolgere gli esami della sessione estiva, il prossimo 13 luglio, «di notte, intorno alle 21 nell'atrio della facoltà» al solo chiarore delle candele. Atmosfera intima un po'snob, del genere Spa ma anche di "alto" contenuto simbolico «contro il buio che i tagli del governo vogliono far calare sulla ricerca e la didattica». «È un'iniziativa folkloristica, con le azioni di protesta non bisogna danneggiare gli studenti» ha commentato, il contestatissimo rettore dell'Ateneo Luigi Frati, presente all'incontro. Invece a sorpresa, Marco Merafina, Coordinatore nazionale dei ricercatori universitari, la pensa come lui: «Puro folklore, è un'idea nata da una minoranza di docenti. La protesta non va mitizzata senza una valida proposta di controparte come quella dei ricercatori che chiedono il riconoscimento del loro stato giuridico, a costo zero, convinti che i pochi fondi debbano essere utilizzati per i giovani». In vena di togliersi qualche sassolino dalle scarpe il rettore Frati ha pure precisato che esiste una parte di corresponsabilità riguardo ai provvedimenti sull'università. «Il 30% dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto niente nell'ambito della ricerca scientifica - ha denunciato il Magnifico - e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni. Chi ruba lo stipendio va cacciato dall'università». Ribadendo la sua linea meritocratica Frati ha ricordato «l'operazione pulizia in atto» e l'imminente sostituzione del direttore generale all'Umberto I. «Informazioni corrette ma è sbagliato enfatizzarle in questo momento. Non è neanche giusto per i tanti che lavorano con risultati eccellenti» ribatte Merafina. Della serie: i panni sporchi è meglio lavarli in casa. Ma quanti sono i fannulloni alla Sapienza? «Settecento docenti di tutte le fasce. Ricercatori intesi come funzione non come ruolo, ovvio. Molti svolgono attività extra-universitarie. Ecco perché si concentrano a Giurisprudenza e a Medicina».  

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