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Tentato strupro a Ostiense Barista salva quindicenne

Piazzale Ostiense

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«È entrata nel bar tremante e si è messa a piangere, abbiamo capito subito che doveva esserle successo qualcosa di grave». Senza la testimonianza di Maurizio Orlandi, titolare del chiosco bar all'inizio di via delle Cave Ardeatine, la strada dormitorio dove l'altra notte una barbona di 53 anni è stata sorpresa nel sonno da un pakistano, che l'ha derubata di 3 anelli e un orologio e l'ha violentata, non avremmo mai saputo che qualche ora prima, a mezzogiorno, nella stessa zona anche una ragazzina romana di 15 anni ha rischiato la stessa sorte. Ieri mattina siamo entrati nel bar di Maurizio per avere notizie dello stupro compiuto la sera prima dall'immigrato di 45 anni immediatamente arrestato dai carabinieri del Gruppo Radiomobile, che l'hanno sorpreso mentre picchiava il compagno della vittima che gli era corso dietro. E, a sopresa, abbiamo saputo che c'è stata un'altra aggressione e in pieno giorno, poche ore prima dello stupro notturno. Due fatti gravissimi a due giorni di distanza dall'omicidio del lituano, accoltellato per un giaciglio sotto i portici dell'ex Air Terminal, in via 12 Ottobre 1942, vicino alla tendopoli afgana di via Palos, nel triangolo degli accampamenti. «Il nostro quartiere non lo riconosciamo più» hanno detto tutti i residenti fermati per strada. Una sintesi che condivide un barista di lungo corso come Maurizio Orlandi, che ha soccorso la ragazzina sfuggita allo stupro. «È entrata qui tremante ieri (giovedì ndr) verso le 12-12.30 - racconta - e si è raggomitolata in un angolo. Siamo andati da lei ed è scoppiata a piangere. Poi ci ha detto tutto. "Ero seduta lì" ha detto indicandoci la staccionata sotto la segnaletica della metro, ascoltava l'ipod con le cuffiette. A un certo punto un uomo le si è parato davanti. Prima l'ha palpeggiata. Poi l'ha afferrata per un braccio trascinandola verso l'auto. «"Ma io sono riuscita a divincolarmi e a fuggire" ha detto l'adolescente». La ragazzina però non è stata in grado di fornire un identikit. «Era sotto choc» dice Maurizio. Ieri Chiara (ma il nome di fantasia) è tornata al bar. «Ci ha ringraziato - conclude - Maurizio -. E ora vuole solo dimenticare».

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