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Caos condoni, la carica dei diecimila

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Caos condoni a Roma

Ora in fila per la sanatoria mancata

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Venticinque anni per avere anche solo una risposta e dieci giorni di tempo per portare una documentazione già fornita sulla sanatoria edilizia. È accaduto a circa diecimila romani che, infuriati, ogni giorno affollano gli uffici di via di Decima. È soltanto una, anzi un'altra, delle contraddizioni dell'ufficio Condono del Comune di Roma, dove i numeri non tornano mai. Iniziamo da una data: 31 marzo 2010. È la nuova scadenza contrattuale, (decisa con la delibera numero 92 del primo aprile 2009) entro la quale l'Ufficio condono deve dimostrare il pieno raggiungimento degli obiettivi per ottenere il pagamento. Tradotto in soldoni: 23 milioni 161mila 915,32 euro, ovvero 18 milioni 661mila 915,32 euro più i 4,5 milioni di «bonus» per l'obiettivo raggiunto. Un dato illuminante questo che può aiutare a spiegare le circa 10 mila lettere (un numero anche questo non causale) inviate a febbraio. Lettere nelle quali si richiede ai cittadini in attesa di concessione la documentazione obbligatoria che non risulta pervenuta. Eppure, quella stessa lettera era stata inviata nel febbraio 2006 ma a quel tempo si davano tre mesi di tempo per presentare la documentazione. Dopo quattro anni l'Ufficio Condono torna a richiedere le stesse cose, dando però appena dieci giorni di tempo. A questo punto occorre parlare ancora di numeri. Sono tre i condoni ancora in lavorazione dal Comune di Roma: quello del 1985, quello del 1994 e l'ultimo del 2003. La situazione all'arrivo della giunta Alemanno era a dir poco drammatica. A dicembre 2008 erano state rilasciate per il condono del 2003 45 concessioni; 654 per quello del 1994 e 2.185 per quello del 1985. E le cose non sono andate migliorando. Dal 2006 al gennaio 2009 (come riferisce la delibera n. 92/2009) il totale dei procedimenti definiti era di 11.270. In tre anni. Poche, tante? Per capirlo basta riferirsi al numero (indicativo ma sostanziale) delle pratiche in giacenza: oltre 90 mila per il condono del 2003; 40 mila per il 1994 e oltre centomila per quello del 1985. Difficile avere una fotografia della situazione attuale, i dati «interni» indicano in poco meno di duemila le pratiche portate a termine, dati più «ufficiali» puntano invece alla quota 15 mila necessaria per il nuovo stato di avanzamento lavori, indispensabile per il pagamento di una delle trance previste, di 5.790.478,83 euro. E, per l'emissione di un Sal, un'ulteriore delibera del 23 dicembre 2009 (ad oggi oggetto di un'inchiesta da parte della magistratura) prevede il raggiungimento di 14.706 procedimenti positivamente «conteggiati». Ecco allora che l'invio delle circa diecimila lettere servirebbe a raggiungere il numero minimo per il Sal e dunque il pagamento dovuto dal Campidoglio. Ma questa è solo una faccia della medaglia. L'altra è nell'ingegnoso aggiornamento del software per l'archiviazione dati. Le pratiche per le quali era stata richiesta documentazione aggiuntiva, e magari ottenuta, erano prima archiviate nella casella «04». Il nuovo sistema tuttavia avrebbe semplicemente cancellato la casella «04» in modo tale da aggiungere caos al caos. Per questo migliaia di persone si sono viste recapitare a casa una lettera già ricevuta tre anni prima e sulla quale avevano già fornito quanto richiesto. Tutto questo, è bene ricordare, porta non solo disagi enormi e ormai ingiustificabili a chi attende una sanatoria dal 1985 ma anche un mancato incasso per le casse capitoline, in tempo di crisi e di bilancio tutto in salita. Gli introiti per il Campidoglio stimati per la chiusura di tutte le pratiche dei tre condoni edilizi (circa 250 mila) ammontano complessivamente a 530 milioni. Gli obiettivi fissati dalla giunta Alemanno sono ambiziosi: chiudere il capitolo condono entro il 2013, con almeno 60 mila pratiche evase all'anno. A fronte di questo il contratto con Gemma è stato prorogato di due anni e il prezzo fissato per l'intero servizio in 98,5 milioni di euro. Obiettivi che appaiono però ancora un miraggio.

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