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Una terrazza per i romani Ma dove parcheggiano?

Roma, il Pincio

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Dopo 3 anni di polemiche e 9 milioni di euro buttati per la non realizzazione del parcheggio del Pincio, la terrazza più affascinante di Roma torna al suo splendore. I bandoni verdi di ferro del cantiere che circondavano l'area dello scavo archoelogico lasciano il posto a una teca di vetro visitabile al suo interno grazie a una botola d'accesso. I 700 posti auto che l'ex sindaco Veltroni decise di realizzare nelle viscere della terrazza saranno invece ricavati, come più volte annunciato da Alemanno, dall'allargamento del parcheggio di Villa Borghese sotto l'attuale galoppatoio. E i lavori del nuovo parking - che potrà contenere lo stesso numero di vetture dei 7 piani pensati per il Pincio - ha detto ieri il sindaco, «potrebbero iniziare a gennaio del prossimo anno». Potrebbero, il condizionale è d'obbligo. E il commento a caldo di Francesco Smedile, consigliere del Pd in Campidoglio e membro della commissione Urbanistica non poteva che essere: «Ma siamo su scherzi a parte?». La decisione di Alemanno, alla fine dell'estate del 2008, di fermare i lavori avviati grazie ai poteri scpeciali del sindaco dalla Giunta del suo predecessore, fu contestata dall'opposizione capitolina come una scelta dettata più che altro dalla promessa di «salvare il Pincio» fatta ai cittadini in campagna elettorale. Né favorevoli, né contrari, allora, i giudizi del ministero dei Beni culturali e della sovrintendenza dei Beni archeologici di Roma che si limitarono a dare i numeri degli studi compiuti nell'area destinata al parcheggio e le percentuali di possibilità di incappare, durante gli scavi, in ritrovamenti archeologici di particolare valore come la villa di Lucullo e un complesso termale. Il parcheggio del Pincio, insomma, nelle settimane che precedettero la decisione di fermare le ruspe, era per i più un problema del nuovo sindaco, una polpetta avelenata lasciata da Veltroni al suo successore, per altri una coraggiosa scelta di Walter, per altri ancora un progetto scellerato da fermare a tutti i costi. Ieri, alla presenza del primo cittadino, degli assessori capitolini alla Cutlura Umberto Croppi, all'Urbanistica Marco Corsini, alla Mobilità Sergio Marchi, del sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma Umberto Broccoli e del sottogretario ai Beni culturali Francesco Giro, la terrazza è stata restituita alla città. Alemanno ha ricordato «la difficile decisione che dovette prendere nel 2008» pur conoscendo la fame di parcheggi del Centro storico e, in particolare, del Tridente. I lavori di recupero dell'area sono duranti circa 10 mesi e sono costati al Campidoglio 3 milioni di euro, soldi in gran parte utilizzati per realizzare la copertura trasparente degli scavi archeologici, in parte per il restauro delle panchine storiche, dei busti di marmo e delle fontane. A ricordare che si trattava di una promessa, di un patto con i romani, ci ha pensato Marco Corsini: «È motivo d'orgoglio aver mantenuto le promesse e aver restituito ai cittadini questa terrazza nel più breve tempo possibile». «Non ci fermeremo qui - ha aggiunto Corsini - e con le risorse del prossimo bilancio restaureremo anche la Loggia». Sulla mancata penale da pagare alla società che doveva realizzare l'opera, incubo più volte ventilato mentre Alemanno faceva la sua scelta, maggioranza e opposizione in Campidoglio hanno avuto parole di ringraziamento nei confronti dei Cerasi, titolari della società che doveva realizzare il parcheggio. Mentro sullo spostamento del progetto sotto il Galoppatoio Alemanno ha sottolineato come la nuova soluzione sia «una risposta identica al problema della mobilità, ma non lesiva del patrimonio. Così salviamo il Pincio senza rinunciare all'idea di liberare il Tridente dalle macchine, per andare verso la pedonalizzazione del centro storico». Alla cerimonia erano presenti anche la moglie del sindaco Isabella Rauti, il delegato per il centro storico Dino Gasperini, Lavinia Mennuni e il presidente della Commissione Bilancio Federico Guidi.

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